MENTRE DAESH PREPARAVA L’ASSALTO AL CARCERE, DAMASCO EVACUAVA LE SUE BASI MILITARI A SUD DI RAQQA

Aggiornato il 28/01/22 at 09:24 pm

di Gianni Sartori —- La notizia – per chi ha orecchie e cervello per intendere (oltre che l’indispensabile onestà intellettuale) – alimenta il fondato sospetto che anche Damasco, oltre ad Ankara, fosse pesantemente coinvolta nell’operazione che ha portato all’assalto del carcere di Sina. Così da mettere in difficoltà l’amministrazione autonoma (AANES) o quantomeno screditarne l’operato.

Si tratta della conferma che in coincidenza con l’assalto jihadista il governo siriano aveva predisposto il ritiro, l’evacuazione delle proprie forze da ogni base e avamposto militare situati nel deserto di Resafa, a sud di Raqqa. Lasciando in pratica mano libera a Daesh.
Per un portavoce delle FDS, Fharad Shami “le ragioni di questo improvviso ritiro sono quantomeno sospette. Per questo le nostre forze hanno preso misure precauzionali per impedire che Daesh approfitti di questo vuoto diventando una ulteriore minaccia per Raqqa e i territori circostanti”.
Nel frattempo, con la cattura o la resa di altri jihadisti, sarebbero oltre 500 quelli catturati dalle FDS nella città di Hassaké. Prosegue intanto anche la liberazione di altri ostaggi caduti nelle mani dei rivoltosi nel corso della tentata evasione di massa.
A questo punto è lecito pensare che pur di liberarsi dei curdi (o almeno delle loro organizzazioni) il governo siriano è disposto a lasciare che jihadisti e mercenari turchi (oltre all’esercito di Ankara che occupa territori entro i confini siriani) scorrazzino impunemente in Siria. Anche sulla pelle delle popolazioni.
Ritenendo forse di poter di risolvere il problema in un secondo tempo. Magari coadiuvato da Ankara (oltre che da Mosca e Teheran naturalmente).