L’esercito turco uccide un’attivista al confine con Kobane

Aggiornato il 03/05/18 at 04:40 pm

. e stu­den­tessa all’Università di Mar­mara, è stata uccisa con un colpo alla testa spa­rato dall’esercito turco durante una mani­fe­sta­zione paci­fica al con­fine con Kobane.
Decine di per­sone hanno ten­tato di attra­ver­sare la fron­tiera con la Siria, da oltre un mese sor­ve­gliata dalle auto­rità tur­che che impe­di­scono con la forza ogni scam­bio tra i pro­fu­ghi di Kobane e i com­bat­tenti delle Ypg den­tro la città. Una poli­tica che si è tra­dotta nelle ultime set­ti­mane in nume­rose vit­time: almeno 12 com­bat­tenti feriti nella bat­ta­glia con­tro l’Isis sono morti al con­fine per­ché i sol­dati tur­chi non ne hanno per­messo il tra­sfe­ri­mento in ospedale……..
Gio­vedì è toc­cato a Kader: «Non è la prima donna a cui hanno spa­rato al con­fine turco – rac­conta al mani­fe­sto Burcu Çiçek Sahinli, atti­vi­sta kurda – I sol­dati tur­chi, che appog­giano i ter­ro­ri­sti dell’Isis, non esi­tano ad aprire il fuoco con­tro dei civili. Poco tempo fa Saada Dar­wich è stata col­pita al con­fine con Cirze men­tre ten­tava di entrare in Tur­chia con il figlio».
«Ieri [gio­vedì, ndr] gli atti­vi­sti hanno for­mato una catena umana lungo il con­fine, insieme ad arti­sti e musi­ci­sti dell’Iniziativa per l’Arte Libera. I sol­dati li hanno attac­cati con lacri­mo­geni, pal­lot­tole di gomma e pal­lot­tole vere. Un gruppo di gio­vani, tra cui Kader, vole­vano pas­sare la fron­tiera per pren­dere parte alla lotta con­tro l’Isis e i mili­tari hanno aperto il fuoco. Nei video girati si vede che non hanno esi­tato un secondo prima di spa­rare. Kader è stata col­pita alla testa. Era molto nota, pren­deva parte alle azioni di soli­da­rietà da un mese».
Al fuoco turco, alcuni com­bat­tenti dell’Ypg dall’altra parte del con­fine hanno rispo­sto spa­rando. La rab­bia verso Ankara trova così nuova linfa: i kurdi accu­sano da tempo il governo di turco di soste­nere l’Isis, per­met­tendo il pas­sag­gio di isla­mi­sti a Kobane e impe­dendo allo stesso tempo l’invio di aiuti alla città sotto asse­dio. «Quanto avve­nuto è parte della poli­tica di fem­mi­ni­ci­dio dello Stato turco con­tro le donne kurde – con­ti­nua Burcu – Noi kurde siamo forti e siamo per que­sto tar­get, anche più degli uomini. Tre set­ti­mane fa Semra Demir, mem­bro del comi­tato ese­cu­tivo del par­tito Dbp, è stata col­pita da un can­de­lotto alla testa e ferita gra­ve­mente. Ma noi non ci arren­diamo: il nostro movi­mento è fatto di donne che vanno sulle mon­ta­gne per fer­mare il nemico».
La rea­zione turca all’incidente è stata di com­pleta nega­zione, come se la morte di Kader non fosse mai avve­nuta, aggiunge Burcu: «Il gover­na­to­rato di Suruc, lo Stato turco, ha negato l’incidente dicendo che non è suc­cesso. Eppure ci sono testi­moni: il par­la­men­tare dell’Hdp Ibra­him Ayhan stesso ha assi­stito per­so­nal­mente. L’Hdp ha pre­sen­tato oggi [ieri, ndr] un’interrogazione par­la­men­tare per chie­dere l’apertura di un’inchiesta».
 

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