Aggiornato il 03/05/18 at 04:32 pm
È un allegrissimo caos nella piccola scuola materna. I bimbi corrono qui e là, giocando a palla o dondolando nelle altalene. «Abbiamo sessanta bambini di diverse età», racconta Eshal che con il marito Aswad………. gestisce la struttura. Aswad è visibilmente fiero del fatto di essere il padrone di un’oasi di pace come quella. Sembra impossibile, ma solo cinque anni fa, lui e la sua famiglia vivevano in un appartamento composto di un’unica stanza ed erano disoccupati, afflitti e impauriti.
«Come molti cristiani rifugiati interni nel Kurdistan (Nord dell’Iraq), anche la famiglia di Aswad è fuggita dalle violenze di Baghdad». L’area curda è relativamente più sicura per la minoranza cristiana rispetto alla capitale e ad altre zone del paese, ma presenta anche degli enormi svantaggi: La maggior parte dei cristiani non parla curdo, la lingua locale. Questo rende assai difficile trovare un lavoro – spiega William, un collaboratore di “Porte Aperte” che opera in Iraq. Porte Aperte è l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della Chiesa perseguitata.
Alla difficoltà di non conoscere la lingua locale «si aggiunge il fatto – continua William – che tutti i lavori delle amministrazioni statali non sono accessibili a cristiani che parlano solo arabo. Aswad è passato proprio per questo iter infernale: la fuga da Baghdad con la famiglia, terrorizzati dalle violenze contro i cristiani, poi l’arrivo in Kurdistan come rifugiati interni, in un contesto in cui si parlava una lingua che non conoscevano e dove non si trovava un modo per sfamare la famiglia».
Secondo William «iniziare un’attività è un’opzione che si può anche concretizzare da queste parti, ma manca il denaro, nella stragrande maggioranza dei casi speso per sopravvivere alla fuga e alla vita di rifugiati senza lavoro». Ed è qui che Porte Aperte arriva con il micro-credito.
Questa è la procedura di Porte Aperte: si stanziano dei fondi, si chiede ai rifugiati interessati di presentare un piano per l’avvio di un’attività e se viene approvato, si assegna un piccolo budget iniziale. Appena l’attività ingrana, la persona inizia a restituire il prestito ricevuto. «La maggior parte restituisce tutto in poco tempo. Abbiamo già aiutato parecchie persone ad aprire servizi di taxi, parrucchiere/barbiere o minimarket», asserisce William.
E così Aswad ha presentato un progetto per una scuola materna, ha affittato una casa piuttosto grande, riservandone una piccola parte per lui e la sua famiglia e il resto per creare un accogliente asilo. «All’inizio – racconta proprio Aswad – avevamo pochi bimbi e credevamo di dover chiudere. Poi ci siamo messi a pregare intensamente in famiglia e tra amici». A un certo punto Aswad è stato costretto a chiedere a familiari e amici di smetterla di pregare per far arrivare altri bambini, perché non avevano più spazio. Al momento hanno una lista d’attesa di oltre 150 bimbi e stanno pianificando l’apertura di una seconda struttura.
All’entrata della scuola materna di Aswad ed Eshal campeggia una bacheca con molti disegni di bimbi. Uno di essi piuttosto grande riporta questa scritta con la calligrafia di un bimbo: “Gesù mi ama moltissimo”. Il punto è che molti di questi bambini provengono da famiglie musulmane. Eppure Aswad ha testimoniato a William che i genitori gli ripetono: «Voi insegnate ai nostri bimbi ad amare, come potremmo essere contrari?». [gp]
fonte:evangelici.net
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