Donne curde e politiche turche

Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm


di Shorsh Surme

Ogni volta che si tenta di trovare una soluzione pacifica alla questione curda in Turchia, puntualmente succede qualche cosa che ostacola la trattativa di pace………. Infatti l’esecuzione a sangue freddo di tre attiviste curde a Parigi in un edificio in Rue Lafayette è stato un colpo duro per il processo di pace che era in corso da qualche settimana tra il governo di Tayyep Erdogan e i parlamentari curdi da una parte e Abdulla Ocalan dall’altra. Il leader curdo – stato condannato alla pena capitale per impiccagione con l’accusa di “terrorismo”, confermata nel 1999 dalla Cassazione turca, pena poi commutata in carcere a vita su istanza dell’Unione Europea e di molte organizzazioni internazionali sui diritti umani – attualmente sta scontando la sua pena nel carcere sull’isola di Imrali.
Negli ultimi trent’anni, sono stati cambiati più di una dozzina di governi ed una miriade di piccoli e grandi partiti nella realtà politica turca, ma uno dei problemi principali del paese è che la questione curda è rimasta costante. Il conflitto armato tra lo stato turco e le guerrigile curde del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), cominciato nel 1984, fino ad ora ha provocato più di 40000 morti e più di 6 milioni di Curdi costretti a lasciare i loro villaggi per paura della guerra, andando nelle grandi metropoli turche come la città di Istanbul. La maggior parte di questi 6 milioni vivono nei sobborghi di Istanbul faccendo lavori più umili per portare avanti la loro famiglie.
Il destino del processo di pace, del movimento curdo e del partito islamico di Erdogan sembrano in questo momento abbastanza intrecciati tra loro, anche se il partito islamico non pare esserne sufficientemente consapevole e continua a illudersi di poter normalizzare il conflitto con concessioni unilaterali dall’alto.
Ora, si spera che il martirio di queste tre donne curde al Centro d’informazione curda di Parigi possa accelerare il negoziato, chiudendo la strada ai tanti – sia in Turchia che nei paesi limitrofi – che vorrebbero ostacolare il dialogo per arrivare finalmente ad una soluzione difinitiva alla questione dei 18 milioni di Curdi in Turchia.

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