Turchia-Cipro-Kurdi-Armenia-SIRIA

Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm


di Johan Galtung
Ci fu un tempo, circa un secolo fa, quando la Turchia era il “malato d’Europa”. I tempi cambiano. Oggi la Turchia è alquanto in salute, e molta parte d’Europa sta male, sofferente di vistosi problemi istituzionali ed economici, …………… compresa una enorme diseguaglianza entro e fra i vari paesi, fra un creditore e una periferia di debitori in servitù. Questo non vuol dire affatto che la Turchia sia scevra di problemi; nessun paese lo è. Il punto focale qui è su quattro problemi che coinvolgono altre nazioni: i greci, i kurdi, gli armeni e le molte nazioni presenti in Siria. Con un’esplicita politica estera di zero problemi con i vicini, si son fatti grandi progressi, ma rimane molto da fare.
TRANSCEND, una rete di ONG di mediazione per la risoluzione dei conflitti con mezzi pacifici, da due decenni si focalizza su tre dei quattro conflitti menzionati, usando innumerevoli dialoghi con tutti i contendenti, in alto e in basso.

Il metodo utilizzato da TRANSCEND ha tre fasi:

1. Mappatura del conflitto (le parti, i loro obiettivi, i contrasti acuti);

2. Verifica di legittimità degli obiettivi (utilizzando come linee guida la legge, i diritti umani e i bisogni fondamentali);

3. Il trascendimento, l’andar oltre, immaginando una nuova realtà ragionevolmente compatibile con gli obiettivi legittimi.

Proponendo, non imponendo. Appunto in ciò sta il vantaggio comparativo della mediazione delle ONG: noi, fortunatamente, non abbiamo bombe con cui minacciare e uccidere, né denaro per lisciare e corrompere, né decisioni di alti papaveri da appoggiare. Che cos’abbiamo? Idee, si spera buone; sapendo bene che chi ha quelle bombe, quel denaro e quegli avalli sovente pensano di poter fare a meno d’idee aldilà dei propri interessi nazionali. Per le proposte sotto indicate siamo responsabili noi soli. Sono basate sull’empatia con le parti, un approccio costruttivo nonviolento anziché uno critico moralizzante, e su sforzi di creatività e concretezza. Inoltre, le proponiamo in tutta umiltà, sperando che almeno qualcosa di esse possa essere utile.

Cipro è divisa; l’assumerne una parte nell’UE da parte del relativo membro UE è una flagrante diseguaglianza. La pace presume equità, sicché la via alla pace passa per il riconoscimento della parte turca – essendosi gli avvenimenti dell’estate 1974 originati dal lato greco –, l’appartenenza turca all’UE, e una Cipro unificata a mo’ di confederazione, di federazione, o di stato unitario – quale membro UE invece dell’attuale stato di membro parziale. La problematica turco-kurda s’estende agli altri tre paesi in cui è diviso il popolo kurdo: Siria, Iraq e Iran. Il prolungato, tragico e violento conflitto Turchia-PKK (Partiya Karkerên Kurdistanê-Partito deilavoratori del Kurdistan) mette in difficoltà la Turchia con i paesi confinanti dove i kurdi cercano rifugio; su terre che considerano proprie. Un processo a tre stadi verso la pace: 1) diritti umani per i kurdi in tutti i quattro i paesi, per la loro identità, la loro lingua, nessuna discriminazione; 2) una certa autonomia kurda negli affari interni, particolarmente in quanto a istruzione e cultura in generale, e una confederazione delle quattro autonomie denominata Kurdistan; e 3) nessun confine spostato, doppie identità per i kurdi come prima, riflesse nei passaporti, con un’assemblea e un esecutivo per faccende kurde concordate con i quattro stati.

Turchia-Armenia: la Turchia deve scusarsi per gli orrori, offrire compensazioni e un diritto di ritorno agli armeni; e così i kurdi come coadiuvanti volonterosi. Le relazioni devono essere normalizzate, con una commissione di storici con accesso agli archivi che produca una narrativa accettabile. Il Monte Ararat potrebbe diventare il Monte Pace, congiuntamente amministrato sotto l’ONU, e utilizzato per conferenze di pace come simbolo della vita aldilà del disastro.

Siria: Una lotta fra una dittatura di minoranza sciita alawita con varie nazionalità coinvolte e un’eventuale dittatura della maggioranza sunnita può aver termine solo con una visione di soluzione, negoziati dettagliati e poi una tregua; la sequenza contraria non può neppur partire. Potrebbe servire una federazione non-territoriale con due camere, una per le province e l’altra per le nazioni, con diritti di veto in materie d’interesse vitale; come lo potrebbe anche un governo di coalizione multi-nazionale alla svizzera. Si potrebbe parlare meno di colpe, carnefici e vittime, e più di responsabilità condivisa nel trovare soluzioni in tali insidiose problematiche. C’è bisogno non solo delle formule cooperative ed eque succitate, ma anche di riconciliazione per i traumi passati, usando come modello la Commissione Sud Africana per la Verità e la Riconciliazione; o la riscrittura tedesca dei testi di storia – o tutte e due. I modelli federale o confederale proposti devono elaborare le agende ricorrenti di problemi insorgenti.

Data l’affinità degli azeri (turchi dell’Azerbaijan) alla Turchia, e l’occupazione armena di parti dell’ Azerbaijan aldilà di una pretesa minima per il Nagorno-Karabakh (NK) popolato da armeni, potrebbe essere un’idea includere tale contenzioso in un conglomerato turco-kurdo-armeno-azero in cui la Turchia concederebbe molta autonomia ai kurdi, e con scuse e compensazioni reciproche. E l’apertura a un ritorno degli armeni; il ritiro dell’Armenia dai territori dell’Azerbaijan che a sua volta concederebbe diritti armeni al NK. Un possibile equilibrio = pace.

Su quanto sopra si dà il primato alla nazione, all’identità, non alla tendenza liberista per la scelta politica, né per quella marxista-neoliberista per il primato all’economia, né al culto realista per il potere militare. Che peraltro c’entrano tutti, ma è l’identità culturale che definisce chi è amico e chi nemico per un’alleanza di guerra, il tipo di economia privilegiato, e gli orientamenti politici generali. Risolvere le contraddizioni nazionali è necessario, indispensabile, ma non sufficiente. Ci sono ben altre contraddizioni: di genere e generazione, di classe e territorio, degli umani rispetto alla natura e al clima, e devono essere trattate, ma entro una formula non meramente per una pace negativa e una tregua, bensì per una pace positiva indicata per le nazioni.

Una politica come al solito in paesi omogenei, senza soluzioni contemplanti le nazionalità, equivale a corteggiare il disastro. Va su una minoranza, conquista nicchie economiche-culturali e le maggioranze la metteranno a tacere con mezzi politico-militari; come gli armeni in Turchia, gli ebrei in Germania, i cinesi nel SudEst asiatico; Tutsi-Hutu.

Piuttosto si tratta di un affare del secolo, coadiuvato da Arabia Saudita, Iran ed Egitto.
Fonte:unimondo

 

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