Fare affari in Iraq e nel Kurdistan iracheno

Aggiornato il 03/05/18 at 04:34 pm


di Giuseppe De Marinis

L’Iraq e il Kurdistan iracheno rappresentano delle nuove frontiere del business per le imprese italiane. Forniamo sintetiche informazioni sugli incentivi agli investimenti esteri, sulle problematiche doganali …… e di certificazione delle merci e sulla logistica.
Il Kurdistan, vasto altopiano ricco di petrolio nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia, è una nazione ma non è uno Stato indipendente. Politicamente è diviso fra Turchia (sud-est), Iran (ovest), Iraq (nord)e, in minor misura, Siria (nord-est) e Armenia. Dal 2010 il Kurdistan iracheno ha autonomia politica, come regione federale dell’Iraq. Le principali città del Kurdistan sono:
Diyarbakır (Amed), Bitlis (Bedlîs) e Van (Wan) in Turchia
Mossul (Mûsil), Arbil (Hewlêr) e Kirkuk (Kerkûk) in Iraq
Kermanshah (Kirmanşan), Sanandaj (Sine) e Mahabad (Mehabad) in Iran.
La Regione autonoma del Kurdistan è un’entità federale e autonoma del Nord dell’Iraq, internazionalmente riconosciuta con capitale Erbil. Il Kurdistan iracheno è diviso in 6 Governatorati. Fra essi, 3 sono sotto il controllo del governo regionale del Kurdistan.
I numerosi fiumi che bagnano la regione sono all’origine della fertilità del terreno e della sua lussureggiante vegetazione. Le montagne, il clima e la qualità delle acque fanno del Kurdistan iracheno una regione a forte vocazione agricola e turistica. Inoltre questa regione possiede materie prime minerarie, in particolare il petrolio, che è sfruttato da numerosi decenni.
L’Iraq grazie alle sue cospicue risorse petrolifere e alle altre risorse naturali è un paese molto interessante per gli investitori stranieri, pur nella consapevolezza di dover affrontare corruzione, infrastrutture non adeguate, difficoltà di accesso al credito e non poche limitazioni all’ingresso, ascrivibili non tanto a vincoli normativi, quanto all’assenza di regole applicative di dettaglio.
Le Repubblica Irachena è una democrazia parlamentare articolata ai fini amministrativi nella regione del Kurdistan e in 18 governatorati.
Le risorse petrolifere e di gas naturale caratterizzano in misura maggiore l’economia del Kurdistan, regione semi-indipendente che occupa il territorio a nord est della Repubblica dell’lraq, dove esiste un Ministero dell’Industria Estrattiva a livello regionale.
Investimenti esteri in Iraq
L’Iraq ha varato una normativa volta a incentivare gli investimenti esteri e a rimuovere preesistenti vincoli e restrizioni all’ingresso di capitale estero nell’industria nazionale. Anche le procedure di investimento sono state chiarite e semplificate, attraverso la creazione di un’apposita agenzia, la Investment Promotion Agency (IPA).
La Foreign Investment Lawn. 16 varata nel 2006 (emendata nel 2009) ha alla sua base l’ordinanza Cpa n. 39 come riformata con la successiva Ordinanza n. 46. Ha aperto all’investimento estero tutti i comparti economici, con la sola eccezione del comparto estrattivo (oltre a quello bancario ed assicurativo, disciplinati da leggi speciali) ponendo l’investitore estero in regime di parità di diritti rispetto agli investitori nazionali. Questo consente di aprire in Iraq società nazionali anche possedute al 100%, filiali di società esteri, uffici di rappresentanza e di beneficiare di forme giurisdizionali di tutela adeguate e di affittare immobili, anche se per un periodo non superiore ai 50 anni.
I principi della normativa volta ad incentivare gli investimenti esteri sono rappresentati da:
diritto al rimpatrio dell’investimento e dei suoi ritorni economici
tutela dell’espropriazione e nazionalizzazione
esenzioni fiscali decennali
possibilità di utilizzare personale estero espatriato
possibilità di avvalersi di veicoli di investimento anche totalmente in mano all’investitore estero, sia in termini di partecipazione che di management.
Nella prassi restano, tuttavia, alcune differenze tra investitore locale ed investitore straniero.
Gli investitori esteri, titolari di apposita licenza all’investimento, possono beneficiare di incentivi in forma di esenzioni fiscali decennali.
Ulteriori benefici operano ad esempio in termini di importazioni a dazio zero di attrezzature strumentali, così per l’arredamento degli alberghi e delle strutture turistiche, come pure per le attrezzature di ospedali privati, case di cura e riabilitazione. Esenzioni particolari sono previste per le organizzazioni scientifiche.
La mancanza di normativa di dettaglio rende però soggettiva e non prevedibile a priori la condotta delle amministrazioni coinvolte e dei loro funzionari; in particolare il Governo ha costituito a partire dal 2008 Commissioni Nazionali e Provinciali dell’Agenzia per gli Investimenti.
Investimenti esteri nella regione del Kurdistan iracheno
Nella Regione del Kurdistan iracheno la legge regionale sugli investimenti n. 4 del 2006 consente a persone fisiche e giuridiche straniere di acquisire la proprietà di terreni (eccettuati quelli contenenti petrolio, gas e altro tipo di risorse minerarie), oltre che di altri beni immobili anche a titolo residenziale, per la realizzazione di progetti di investimento dietro approvazione del competente Board of Investments. Sono previsti incentivi fiscali molto simili a quelli della legge nazionale.
Non diversamente dalla situazione delineata in materia di normativa applicabile al comparto petrolifero ed estrattivo, in genere va sottolineato come il Kurdistan abbia una normativa distinta in materia di investimenti esteri, la legge 89/04, che a differenza della normativa nazionale, consente di detenere beni immobili, in forza di licenze di durata iniziale non inferiore ai 60 anni, ma rinnovabili.Questo in un contesto dove circa l’80% del territorio iracheno è in mano pubblica e fa capo al Ministero delle Finanze per i terreni rurali e al Ministero degli Affari cittadini per quanto riguarda i terreni urbani facenti capo alle singole municipalità. (fonte: dossier Commercio Internazionale).
La proprietà privata è, quindi, limitata, in particolare i terreni agricoli sono quasi del tutto in mano pubblica ed il conduttore ha mero titolo all’utilizzo (tasarruf) ma non la piena proprietà. La Costituzione irachena tutela l’espropriazione, salvo per ragioni di conclamata pubblica utilità e dietro corresponsione di equo indennizzo.
La Regione del Kurdistan iracheno ha previsto una procedura di registrazione per compagnie straniere e/o per l’apertura di uffici relativamente semplificata. È prevista una tassa di registro di circa 160 dollari.
Accordi internazionali
L’Iraq ha sottoscritto oltra al Trattato bilaterale sugli investimenti con gli Stati Uniti, numerosi accordi a tutela e protezione degli investimenti sia con singoli stati quali Afganistan, Bangladesh, Corea, India, Iran, Giappone, Giordania, Gran Bretagna, Kuwait, Germania, Mauritania, Republica di Corea, Sri lanka, Siria, Tunisia, Turchia, Vietnam e Yemen, sia con paesi aderenti alla Lega Araba, con i quali vige l’accordo di libero scambio detto “Taaysir” del 1982.
Inoltre, esistono Accordi di libero scambiocommerciale con Algeria, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Libano, Oman, Qatar, Sudan, Siria, Tunisia e Yemen. Ad essi si affianca il Trade and Investement Framework Agreement (TIFA) sottoscritto tra Iraq e Stati Uniti volto ad incrementare i reciproci scambi commerciali.
Ai fini doganali l’applicazione dell’originaria normativa rappresentata dalla Customs Law n. 77 del 1995 è stata sospesa dopo il 2003 e sostituita dall’applicazione di un reconstruction fee al 5% sul valore importato in Iran.
L’Investement Law prevedel’esenzione da tassazione, inclusi oneri doganali, dei progetti meritevoli di licenza; esistono inoltre esenzioni per categoria merceologiche quali alimentari, medicinali, abbigliamento, libri e merci in transito.
Una nuova normativa doganale allineata al sistema tariffario armonizzato è in corso di adozione da parte del Parlamento.
Regione del Kurdistan: Foreign-Trade zones
La Free Zone Authority Law n. 3 del 1998 consente di effettuare investimenti in aree connotate come Free Zones (FZ) nell’ambito di progetti industriali e di servizi e viene attivata e gestita dalla Free Zones Commission operante all’interno del Ministero delle Finanze.
In teoria, opera un’esenzione fiscale totale per l’intera durata del progetto con l’unica eccezione della tassazione della merce all’importazione, con aliquota doganale fissa del 5% e nessuna tassazione all’export.
I progetti riguardano attività industriali, di stoccaggio ai fini delle riesportazione, di trasporto, bancario, assicurativo e riassicurativo e di attività professionali ancillari.
La Regione del Kurdistan iracheno rimane in generale l’area che presenta il più facile accesso da parte di imprese straniere tra cui quelle italiane che vi hanno stabilito contatti con partner locali in vista dell’estensione della loro azione al resto dell’Iraq. I numerosi investimenti stranieri nella Regione Curda, soprattutto nei settori dell’edilizia e dell’agricoltura, calcolati negli ultimi tre anni per un valore pari a US $ 12 miliardi, sono stati facilitati dal rapido sviluppo delle sue condizioni socio-economiche, dai collegamenti aerei diretti, dalla crescita del settore del turismo, dai diversi piani varati dal Governo e dal settore bancario in via di regolamentazione.
Interscambio commerciale con l’Italia
L’Italia ha manifestato negli ultimi anni un trend decisamente crescente delle proprie esportazioniverso l’Iraq. Nel 2009 l’aumento era stato del 177%, passando da 209.26 milionidi Euro a 579.05 milioni. Ciò aveva permesso all’Italia di diventare il secondo esportatore europeo poco dopo la Germania (581 milioni di Euro di export), oltre a mantenere di gran lungala sua posizione di primo partner se si considera l’interscambio complessivo.
L’Italia è dopo gli Stati Uniti e, da questo semestre, la Cina e la Corea del Sud il principale cliente dell’Iraq con un import quasi interamente di idrocarburi pari a 1.49 miliardi di Euro (1.1 miliardi nel primo semestre 2009 e 2.5 miliardi di Euro alla fine dell’anno scorso; 3.9 miliardi nel 2008). L’oscillazione è da imputare principalmente al ribasso dei prezzi del greggio, benché si sia registrata anche una flessione nella quantità.
Le esportazioni italiane si concentrano nei macchinari e nelle apparecchiature per i settori energetico e petrolifero, quali motori, generatori e trasformatori elettrici, turbine idrauliche e termiche, caldaie, strumenti di precisione per misurazione ed osservazione, oltre che nel campo delle risorse idriche, nonché, pur se in misura ridotta, prodotti dell’industria chimica e farmaceutica e dei trasporti.
In generale, i miglioramenti intervenuti nella capacità di spesa e nella governance, con particolare riguardo ai processi decisionali relativi ai grandi contratti di appalto, sembrerebbero confermare le prospettive positive di un ulteriore incremento delle esportazioni italiane verso l’Iraq.
Restano però le precarietà in materia di sicurezza e i problemi legati alla complicata gestione delle lettere di credito, ad un sistema bancario poco sviluppato, alla aleatorietàdella liquidità condizionata dai prezzi del greggio, alle diffidenze causate da contenziosi pregressi e a misure di sequestro cautelare da parte della magistratura italiana ai danni di beni di proprietà pubblica iracheni in Italia, inclusi quelli delle Ambasciata presso il Quirinale e la Santa Sede, pur a fronte di diverse decisioni contrarie a tale pignorabilità.
DOGANE
Barriere tariffarie e non tariffarie
L’Iraq mantiene, come accennato, solo un dazio sulle importazioni pari al 5% (recostruction levy), oltre all’imposta sul reddito che in generale prevede scaglioni dal 3% al 15%, con una aliquota unica per i redditi di impresa pari al 15%. Un’imposta aggiuntiva del 10% è praticata sui redditi da servizi definiti “di lusso e di eccellenza” nel campo alberghiero e in quello della ristorazione. Sono inoltre vigenti una imposta sui fabbricati con una aliquota unica del 10% sulle rendite ed una imposta sulla proprietà fondiaria la quale prevede, con le eccezioni del caso, un’aliquota del 2% sul valore della proprietà stessa.
Le licenze di importazione sono richieste a fini della sicurezza sanitaria solo per i prodotti alimentari, per i medicinali e per materiale sanitario. Sono oggetto di specifiche trattative in ambito WTO l’eliminazione delle barriere non tariffarie, oltre all’armonizzazione dei codici doganali.
Nella Commissione Mista Italia-Iraq è stato concordato tra le parti di facilitare gli scambi anche attraverso l’eliminazione di eventuali barriere non tariffarie.
ono in corso negoziati sull’Accordo per evitare la Doppia Imposizione dei Redditi e l’Evasione Fiscale. Il Consiglio dei Ministri ha recentemente autorizzato il Ministero delle Finanze a negoziare e firmare l’Accordo per evitare la doppia imposizione dei redditi e l’evasione fiscale con la Turchia.
Esportazioni in Iraq: il Certificato di Conformità
L’Iraq ha deciso che, per risolvere il problema del controllo della qualità delle merci importate, le certificazioni e il controllo di qualità vengano effettuate nei paesi di origine delle merci, non essendo dotato di un sistema di controllo alle proprie frontiere in tempi accettabili.
L’Iraq’s Central Organization for Standardization and Quality Control ha dunque varato il Pre-importation inspection, testing & certification program of goods to iraq (ICIGI).
A partire dal 1 maggio 2011 gran parte delle merci importata in Iraq deve essere accompagnata dal Certificate of Conformity rilasciato dalla SGS SA o dalla Bureau Veritas-BV.
L’esportatore dovrà dunque richiedere la certificazione allegando:
Fattura Pro Forma
Fattura Finale
Lettera di Credito, se prevista
Documenti di conformità (test effettuati, analisi, ecc.)
Documenti sul sistema di qualità aziendale (ISO 9000, ISO 22000 ecc.).
Sulla base di tale documentazione SGS o BV controlleranno la conformità agli standard di qualità richiesti e procederanno all’ispezione fisica.
Con nota del 20 luglio 2011 le Autorità competenti hanno comunicato a SGS che, per quanto riguarda i campioni per fiere ed esposizioni con destinazione finale il Kurdistan, non sono soggette al programma ICIGI (pertanto tali prodotti non sono ancora soggetti a Certificazione di Conformità).
TRASPORTI
Vi sono alcune compagnie di trasporto che organizzanopartenze via camion per le seguenti destinazioni: Zakho – Erbil – Bassora – BaghdadVengono organizzati soprattutto carichi groupage da 1.000 kg e oltre, fino a grossi impianti industriali, oppure trasporto di Mezzi.
Partenza con cadenza settimanale con tempi di percorrenza mediamente tra i 15/18 gg per i Groupage e 10 gg per i carichi completi.
L’Iraq non aderisce alla convenzione CMR, pertanto, l’assicurazione vettoriale copre il carico solo fino alla frontiera Irachena. Consigliamo, quindi, di procurarsi un’assicurazione ALL-RISK, coperta da primarie compagnie, su tutto il territorio dell’Iraq.
Documenti di trasporto necessari per lo sdoganamento
B/L in originale, AirWay Bills, e manifesto iracheno
Fattura commerciale in originale legalizzata dalla Camera di Commercio e vistato dall’ambasciata irachena presso il paese di origine
Packing list in originale
Certificato di Origine legalizzato dalla Camera di Commercio e vistato dall’ambasciata irachena presso il paese di origine.
E importante che tutti i documenti richiesti siano preparati in anticipo prima dell’arrivo del carico al punto di ingresso, altrimenti lo sdoganamento richiederà tempo, e il ritardo è costoso.
Principali punti di accesso

Per il trasporto oltreoceano:
Porto di Um Qassr – Basra
Porto di Khor Az Zubayr – Basra
Porto di ABU FOLOS – Basra

Per i trasporti su terra:
ZAKHO – dalla Turchia, Kurdistan Iracheno
SAFWAN – dal Kuwait e paesi del Golfo, sud Iraq
TURAIBEEL – dalla Giordania, centro dell’Iraq
Fonte:mglobale.it
Per il trasporto aereo:
Aereoporto internazionale di Baghdad
Aereoporto internazionale di Basra
Aereoporto internazionale di Erbil.
 

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