Dai curdi all’Onda verde Tutti i nemici del regime

Aggiornato il 03/05/18 at 04:37 pm


di Fausto Biloslavo
Un lupo solitario stanco del regime iraniano, gruppi armati sunniti, curdi o ex marxisti e dietro le quinte gli israeliani, che da tempo sono impegnati in una guerra segreta contro il nucleare di Teheran. Non sono pochi i nemici del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Negli ultimi tempi, i più pericolosi si sono dimostrati i Soldati di Allah (Jundallah), anche se il loro capo, Abdolmalek Rigi, è stato da poco impiccato. Il 15 luglio, come rappresaglia per l’esecuzione del leader, i terroristi sunniti hanno messo a segno un doppio attacco suicida. Le vittime sono state 28, in gran parte Guardiani della rivoluzione, il corpo di élite degli ayatollah. Lo stesso Ahmadinejad era finito nel mirino dei Soldati di Allah, ma il complotto per ucciderlo è stato sventato all’ultimo momento. Il gruppo armato sunnita, nell’Iran sciita, sostiene di battersi per i diritti dei baluchi, un gruppo etnico della regione Sud orientale del Sistan-Baluchistan.
L’esplosione che ha coinvolto il convoglio del presidente, però, è avvenuta dall’altra parte del Paese, nel capoluogo regionale di Hamadan. Non lontano dal Khuzestan, regione turbolenta, dove in passato sono scoppiate diverse bombe. Teheran aveva accusato gli inglesi, presenti nel confinante Irak, di aiutare le cellule arabe del Khuzestan. Lo stesso Rigi aveva confessato in tv i contatti con Yasin Ahvazi, un presunto leader del gruppo armato Al Ahvazie, che prende il nome dal capoluogo della regione con forte presenza araba.
L’apparente esplosione amatoriale di ieri fa pensare a un lupo solitario, stufo del regime e della crisi economica. Sarebbe già stato arrestato. Un singolo, vicino all’Onda verde, il movimento di protesta contro il regime. Anche i curdi hanno un gruppo armato, noto con la sigla Pjak (Partito della vita libera in Kurdistan). La formazione è attiva nelle montagne del Nord, al confine con l’Irak. In giugno gli iraniani avrebbero usato l’artiglieria per stanarli. Oltre la metà dei miliziani sono giovani donne. Tra i capi, Gulistan Dugan, 39 anni, psicologa laureata all’università di Teheran.
Oramai sono in seconda linea i chiacchierati Mujaheddin del popolo, ex marxisti, che hanno cambiato nome e pelle. Negli anni ’80 e ’90 mettevano a segno temibili attentati. Primo fra tutti quello che ha costretto Ali Khamenei, la Guida suprema, a non poter più usare il braccio destro. Saddam Hussein avevano garantito ai Mujaheddin campi, soldi e addestramento. Dal 2001 avrebbero rinunciato al terrorismo. La leader è Maryam Rajavi, laureata in ingegneria a Teheran. Guida la lotta da Parigi. I Mujaheddin s’infiltrano alle manifestazioni dell’Onda verde e raccolgono informazioni sensibili sul programma nucleare iraniano. Dietro le quinte degli attentati che ogni tanto decapitano i vertici dei Pasdaran o eliminano gli scienziati atomici iraniani si sospetta spesso che ci sia il Mossad. «In cooperazione con gli Stati Uniti le operazioni coperte israeliane puntano a eliminare figure chiave coinvolte nel programma nucleare», ha rivelato lo scorso anno Reva Bhalla, analista di Stratfor, un centro studi vicino alla Cia. Nei giorni scorsi lo stesso Ahmadinejad aveva parlato di un piano israeliano per ucciderlo.
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