
Aggiornato il 04/05/25 at 03:37 pm
di Shorsh Surme –——Trump, con il sostegno dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti, vuole intensificare le azioni contro l’Islam politico in Egitto, Giordania e Cisgiordania. Un protocollo di soft pressure per colpire i Fratelli Musulmani e Hamas e modificare la struttura della resistenza. Washington non dimentica il Qatar e la Turchia.
Gli ambienti diplomatici e politici vicini all’amministrazione statunitense ritengono che l’annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti di un nuovo protocollo riguardante i paesi amici e la loro assistenza, con l’unica eccezione della Giordania, sia legato al tentativo di Trump di incoraggiare e motivare il governo giordano a prendere ulteriori misure contro le istituzioni e le espressioni dell’Islam politico, in quanto rappresentano il principale incubatore sociale di sostegno alla resistenza palestinese.
Nel timore che l’amministrazione Trump aumenti la pressione dietro le quinte su paesi come Turchia, Qatar, Egitto e Giordania, sta utilizzando in particolare aiuti, nonché alleanze, legami regionali e talvolta legami militari e di sicurezza per esercitare una pressione di sostegno, o “diplomazia della pressione morbida”, come la chiamano i sostenitori di Trump dietro le quinte.
I giornali giordani hanno annunciato di recente che gli sforzi diplomatici e politici hanno ripristinato gli aiuti solitamente assegnati alla Giordania dal Congresso.
Questo è stato considerato un risultato raggiunto da una delegazione negoziale ministeriale di alto livello che ha recentemente visitato Washington, guidata dal primo ministro giordano Jaafar Hassan.
Tuttavia alcuni circoli politici, secondo una versione non confermata, vedono nella decisione di Trump di esentare la Giordania un tentativo di incoraggiarlo a prendere misure più incisive contro il movimento islamista in particolare, soprattutto perché Amman aveva recentemente messo al bando la Fratellanza Musulmana.
L’impressione tra alcuni politici e diplomatici è che il presidente Trump stia cercando di incoraggiare l’Oman ad adottare ulteriori misure contro i sostenitori della Fratellanza Musulmana e di Hamas.
Gli attivisti per i diritti umani e i politici, tra cui l’avvocato Asim al-Omari, ritengono che la fase successiva consisterà nell’esercitare pressioni sugli incubatori sociali che sostengono la resistenza palestinese nei paesi confinanti con la Palestina occupata. Gli esperti non escludono pressioni dietro le quinte in questa direzione rivolta a Turchia, Egitto, Giordania e naturalmente Qatar.