IRAN. LA MORTE DI RAISI APRE A SCONTRI TRA I CONSERVATORI PER IL POTERE

Aggiornato il 23/05/24 at 11:11 am

di Shorsh Surme –———-La morte del presidente iraniano Ibrahim Raisi segna in modo netto la politica interna, al punto innescare una resa dei conti e di complicare l’elezione del prossimo leader supremo. Raisi, il ministro degli Esteri Abdollahian e diversi altri funzionari di alto livello hanno perso la vita domenica, quando il loro elicottero si è schiantato in una zona montuosa del nord-ovest dell’Iran.
Il presidente era un ultra-intransigente, scelto con cura nel 2021 dal leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, per essere a capo del Paese. Prima della sua elezione Raisi aveva avuto una lunga carriera nella magistratura, con un noto e ben documentato curriculum fatto da un record di violazioni dei diritti umani.
Raisi ha svolto un ruolo importante nell’esecuzione di quasi 4mila prigionieri politici durante l’estate del 1988. Come procuratore di Teheran dal 1989 al 1994, ha arrestato e perseguito importanti personalità religiose e nazionaliste che avevano svolto un ruolo importante nella rivoluzione del 1979. Durante il Movimento Verde, dal 2009 al 2010, Raisi era il vice principale del capo della magistratura, e dichiarò che i manifestanti dovessero essere giustiziati; svolse un ruolo importante nella repressione successiva al movimento.
In qualità di procuratore del “Tribunale speciale per il clero”, un tribunale incostituzionale ed extragiudiziale, dal 2012 ha perseguitato i religiosi dissidenti contrari al governo di Khamenei. E dopo le manifestazioni scoppiate in Iran nel settembre del 2022 all’indomani della morte di Mahsa Amini, una giovane donna che aveva perso la vita mentre era detenuta, Raisi ha adottato una linea dura contro chi protestava nelle strade.
La performance economica dell’amministrazione Raisi negli ultimi tre anni è stata deludente. Non è stato in grado di mantenere nessuna delle sue promesse, dalla riduzione dell’inflazione dilagante (stimata intorno al 50%) alla costruzione di 4 milioni di nuove case per le persone a basso reddito.
In politica estera Raisi aveva promesso che la sua amministrazione avrebbe negoziato con gli Stati Uniti per un ritorno all’accordo sul nucleare, ufficialmente noto come Piano d’azione globale congiunto (Jpcoa), ma il suo approccio intransigente non ha avuto successo e i negoziati si sono arenati. Quindi, a parte i suoi sostenitori che rappresentano circa il 10-15% della popolazione, quasi nessuno verserà lacrime per la sua scomparsa.
La morte di Raisi contribuirà tuttavia alle complesse dinamiche della politica interna dell’Iran, inclusa la feroce lotta per il potere tra le varie fazioni conservatrici e moderate.
La questione più importante che l’Iran, e in particolare i conservatori, devono affrontare è chi succederà a Khamenei come prossimo leader supremo. Ha 85 anni ed è notoriamente malato, anche se la stampa occidentale a volte ha esagerato la portata della sua patologia.
Nel 2016 Khamenei ha nominato Raisi all’importantissimo incarico di presidente di Astan Quds Razavi a Mashhad, affidandogli il controllo del santuario dell’Imam Reza, l’ottavo imam dell’Islam sciita, e dei suoi vasti beni per decine di miliardi di dollari. Molti hanno interpretato la decisione come un segnale che Raisi sarebbe stato un candidato alla successione di Khamenei.
La plausibilità dell’interpretazione si è rafforzata quando, subito dopo la nomina di Raisi, alti ufficiali del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) hanno fatto visita a Raisi a Mashhad, trattandolo come una sorta di futuro leader nazionale. Questo è stato il primo segnale che Raisi stesse emergendo tra i sostenitori della linea dura. Con il sostegno di Khamenei e di suo figlio Mojtaba, una figura oscura che molti considerano anche come un altro potenziale successore di suo padre, Raisi si è candidato alle elezioni presidenziali del 2017, ma ha perso gravemente contro l’ex presidente Hassan Rouhani.
La principale base di appoggio di Raisi era nel Jebheh Paydari Enghelab-e Eslami (JPEE, il Fronte di stabilità della rivoluzione islamica), fatto di seguaci del religioso reazionario e intransigente Mohammad Taghi Mesbah Yazdi (1935-2021). Nonostante abbiano sempre professato la loro lealtà a Khamenei, negli ultimi anni sono emerse delle spaccature tra il JPEE e coloro che sono vicini al Beit-e rahbari, la carica di leader supremo, e Mojtaba Khamenei.
Queste spaccature sono diventate più evidenti nelle ultime elezioni del Parlamento svoltesi nel marzo di quest’anno, quando il suocero del giovane Khamenei, vicino alla guida suprema, ha criticato il JPEE, così come alcuni dei portavoce dell’IRGC.
Le recenti elezioni del Parlamento si sono svolte contemporaneamente a quelle dell’Assemblea degli Esperti, organo costituzionale il cui compito più importante è quello di eleggere il nuovo leader supremo. Controllando i candidati, gli estremisti hanno impedito ai religiosi moderati, come Rouhani, di candidarsi alle elezioni. Ciò ha posto le basi per uno scontro per la successione tra varie fazioni intransigenti, vale a dire i sostenitori di Mojtaba Khamenei, Raisi e forse un candidato oscuro come Gholam-Hossein Mohseni Eje’i, il capo della magistratura intransigente che recentemente ha criticato implicitamente Raisi per la corruzione economica.
Alcuni in Iran credono che aiutare Raisi a diventare presidente dell’Iran sia stata in realtà una trappola tesagli dal giovane Khamenei per mostrare l’incompetenza di Raisi. In effetti, la triste performance dell’economia iraniana è sotto gli occhi di tutti.
Nei giorni di lutto il feretro di Raisi è stato portato a bordo di un grosso camion lungo la città di Birjad, ed anche oggi, giorno della sepoltura, sono attese folle oceaniche. Tuttavia le autorità sono intervenute per minacciare chi sui social o pubblicamente copie manifestazioni di protesta o più semplicemente di satira nei confronti del presidente defunto.
Raisi viene sepolto nel santuario dell’Imam Reza a Mashhab, il primo politico di spicco a ricevere tale onore.