COSI’ MUORE UNA CHIESA ARMENA ANTICA DI 500 ANNI

Aggiornato il 24/05/21 at 04:06 pm

di Gianni Sartori —  “…non lascerò pietra su pietra…”

Questa l’avevo già sentita, mi pare.

Più o meno quanto sta ora avvenendo ai danni di un’antica chiesa armena situata nel quartiere Alipaşa di Amed (Bakur, territori curdi sotto l’occupazione turca).

Di Surp Sarkis (conosciuta anche come Chiesa Celtik o anche Hizir Ilyas), risalente al 16° secolo, rimanevano in piedi solo i muri perimetrali e le colonne portanti, costruiti con pietre di basalto nero (caratteristiche della regione di Amed) che ultimamente vengono semplicemente rubate e portate via.

Le pietre di basalto, perfettamente intagliate, furono utilizzate sia per gli archi che per porte, finestre e contrafforti. All’entrata della chiesa era possibile ammirare una pregevole fonte battesimale ora completamente distrutta.

Già vittima di incuria e degrado (durante il genocidio degli Armeni del 1915 la chiesa era stata trasformata in magazzino e granaio dai notabili locali) e poi rifugio di emarginati (a loro volta vittime della degradata, instabile situazione di questa “colonia interna” di Ankara), ripetutamente saccheggiata, ormai è sul punto di crollare definitivamente. I danni inferti all’edificio, si calcola, corrispondono almeno del 70%.

Del resto non sarebbe la prima. In Turchia i luoghi di culto di religioni diverse dall’Islam subiscono spesso tale “riconversione” e vengono destinati ad altro uso o lasciati andare in rovina (e le chiese armene in particolare).