Bruxelles, la prima volta della lingua curda al Parlamento europeo

Aggiornato il 14/02/20 at 10:11 pm

di Marco MARCO ANSALDO ( da La Repubblica)  Bruxelles –   “Bashi”. Va bene, dice avvolta nella sua tunica nera la madre di Hevrin Khalaf, la leader curda del Partito del Futuro, massacrata lo scorso ottobre subito dopo l’offensiva turca in Siria. Così la prima parola in lingua curda è risuonata nel Parlamento europeo a Bruxelles.
Interpreti pronti dietro alle vetrate, cuffie in testa e microfono, nella grande aula circolare dell’edificio intitolato al padre dell’Europa, Altiero Spinelli, l’idioma indo-europeo si è pian piano diffuso in sala. Presente pure per iscritto, al primo posto, nel programma ufficiale di un evento che specificava: “Traduzioni in curdo, turco, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e greco”.
“Per i curdi – spiega la norvegese Kariane Westrheim, professore di Scienze educative all’Università di Bergen – parlare qui nella loro lingua è un fattore molto importante”. Il curdo, idioma a lungo proibito e represso in Turchia, con alcune lettere (la Q, X e W persino vietate), incanta nella sua bellezza i delegati della 16° Conferenza internazionale organizzata al Parlamento UE, dal titolo “L’Unione europea, la Turchia, il Medio Oriente e i Curdi”.

“Per 16 anni qui abbiamo discusso di problemi e possibili soluzioni – spiega la Westrheim, presidente della Commissione civica europea sulla Turchia, organizzatrice degli incontri a cui partecipano parlamentari, osservatori ed esperti – ma ora l’oppressione e la repressione introno all’area del Kurdistan stanno andando oltre. Il Rojava (la regione autonoma curda nel nord della Siria, invasa a ottobre dall’esercito di Ankara, ndr) ha dato asilo a più di due milioni di rifugiati. Però con l’ultima offensiva militare ci sono state uccisioni, incarcerazioni, massacri e violazioni di ogni tipo. La Turchia ha operato senza alcun diritto e rispetto. E il suo presidente non fa mistero della sua volontà di pulizia etnica”. L’Associazione italiana dei giuristi democratici, impegnata a proteggere quanti difendono i propri diritti in Turchia, ha inviato un lungo messaggio sottolineando “l’arresto di migliaia di oppositori politici, dai magistrati ai difensori dei diritti civili, fino ai giornalisti”.
Quante fratture, e quanto dolore si ascoltano tra i banchi asettici, le poltroncine di colore giallo del Parlamento europeo, mentre i partecipanti si presentano uno ad uno e pongono ai convegnisti le loro domande. “Sono un giornalista – dice uno tra le ultime file – vivo in Canada. Volevo sapere se…”. Nemmeno pronuncia il suo nome. Solo pochi anni fa era il direttore di uno dei più importanti quotidiani turchi, famoso e rispettato. Poi il giornale è passato sotto il controllo del fratello del genero di Recep Tayyip Erdogan, ha cambiato di 180 gradi la sua linea politica equilibrata, diventando il megafono del partito al potere, e così l’ancor giovane direttore, perseguitato e minacciato di arresto qualora entrasse adesso in Turchia, è stato costretto a riparare oltre l’Atlantico.
C’è poi il dolore, e la grande dignità, di Suad, la madre di Hevrin Khalaf. “Chiedo rispetto e giustizia per mia figlia, massacrata in autostrada mentre era al telefono con me, assieme al suo autista”. L’anziana donna rievoca la figura della giovane presidente di una compagine politica nuova, creata per portare il dialogo e il confronto in una Siria disastrata da nove anni di guerra e divisioni. Hevrin era di casa alla conferenza annuale al Parlamento di Bruxelles. E tutti gli incontri si svolgono sotto l’ombra del suo volto, dolce e fermo.

Fonte: repubblica.it/esteri/2020/02/08/news/bruxelles_la_prima_volta_della_lingua_curda_al_parlamento_europeo-248031093/?fbclid=IwAR39b-EBkUNnK9-SosZ5WtcYxUUdO7mFa9lxnGNwoXhggzDvJx6NqCRthuM

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