L’ESERCITO TURCO USA MINE CONTRO LA VITA DEI PROFUGHI CURDI

Aggiornato il 21/10/18 at 12:10 pm

di Rossella Assanti –  “Sono protette dalla Convenzione di Ginevra le persone che, in un momento o in un modo qualsiasi, si trovino, in caso di conflitto o di occupazione, in potere di una Parte belligerante o di una Potenza occupante.” Recita così l’articolo 4 della Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra.

Una convenzione violata in tutti i campi e su tutta la linea dall’esercito turco e dalle milizie jihadiste nei confronti del popolo curdo. Quando nel Marzo 2018 la Turchia ha invaso Afrin e martoriato i civili curdi, la popolazione ha iniziato a fuggire da una violenza dilaniante. La gente rimasta è stata sfrattata con la forza, alcune delle loro case sono state adibite a caserme militari per le milizie Jihadiste alle quali la Turchia ha dato libero arbitrio. Gli sfollati di Afrin ora si trovano nei campi profughi di Sahaba, Berxwedan e in piccoli villaggi come Tel Sheyyer, Tel Qrah, Fafeen. Luoghi nei quali dovrebbe essere garantita la protezione della vita dei profughi. Teoricamente. Nella pratica la notte diventa il luogo durante il quale sabotare la vita e i diritti dei curdi sfollati da Afrin. Le strade vengono seminate da mine. Soprattutto vicino ai campi coltivabili o dove presenti alberi di ulivi o da frutto, dove di giorno alcuni civili si recano per raccogliere briciole di sostentamento.

Il giorno, dunque, in questi luoghi fa il rumore di mine che esplodono sotto i piedi della gente. E’ successo ieri vicino il campo profughi di Sahaba, dove Yusef Ahmed di 12 anni e Mohammad Jawish di 16 anni stavano giocando per strada, come i nostri bambini, come tutti i bambini. Ma con la sfortuna di essere in un territorio minato, dove la magia del gioco si trasforma in un incubo ad occhi aperti. Una mina è esplosa sotto i loro piedi facendogli perdere le loro gambe. Pronto l’intervento di Heyva sor a Kurd, la croce rossa del Kurdistan che ha sempre garantito l’aiuto sanitario anche al centro esatto del conflitto. Purtroppo non c’è stato nulla da fare per gli arti inferiori dei ragazzini.

La stessa tragica sorte è accaduta qualche giorno prima a uomini che si recavano in un campo di ulivi, per raccogliere qualche oliva. Ma ai curdi viene sbarrata la strada in ogni barbaro modo. E le mine sono diventate un subdolo gioco dell’esercito turco e delle milizie Jihadiste.

“Esse (le persone ndr) saranno trattate sempre con umanità.“ Sancisce l’Articolo 27 della Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra.

Ma l’umanità è diventata un’utopia di fronte alla becera violenza dello Stato Turco con a capo il Presidente Recep Tayyip Erdogan.

“Ci sono case qui – mi racconta M, fuggito da Afrin e ora nel campo di Sahaba – nelle quali abbiamo trovato bombe a grappolo. E tutt’ora nei pressi delle case diroccate usate come primo rifugio dai civili, vi sono mine. Per loro diventa un pericolo anche mettere un piede fuori. Ci sono ogni giorno feriti a causa delle mine da queste parti.”

Esse saranno trattate sempre con umanità. Dov’è allora l’umanità in questo subdolo gioco disumano a danno della popolazione curda?

 

 

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