Turchia. Kamikaze fanno strage al corteo dei pacifisti. Perchè c’è chi alimenta la strategia della tensione

Aggiornato il 03/05/18 at 04:39 pm


di Shorsh Surme
Vi sarebbero due kamikaze dietro l’attacco terroristico che ha colpito oggi ad Ankara una manifestazione per la pace organizzata dai sindacati di sinistra Disk e Kesk, dal partito moderato curdo, dalle opposizioni e dagli ordini degli…… ingegneri e dei medici: il bilancio è al momento di 128 morti e oltre 500 feriti.
L’esplosione (ma si parla anche di due) è avvenuta mentre il corteo, che chiedeva la fine delle ostilità con il Pkk, transitava nei pressi della stazione ferroviaria.
Il premier Ahmet Davutoglu ha convocato una riunione d’urgenza con i vertici della sicurezza.
Il fatto è avvenuto a 20 giorni dalle elezioni politiche, dopo che Davutoglu ha dovuto rimettere il mandato nelle mani del presidente Recep Tayyp Erdogan per l’impossibilità di formare un governo a causa dell’entrata in parlamento dei curdi del Hdp, che lo scorso 7 giugno avevano suoerato la soglia del 10% necessaria oer entrare in Parlamento.
E’ evidente che vi sia chi ha interesse a continuare la guerra: un fatto simile era successo a fine maggio a Diyarbakir in occasione di un comizio elettorale del presidente del Partito Democratico dei Popoli (Hdp) Selahattin Demirtas, ed anche allora vi furono i morti e feriti.
Da notare che il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan affrontato manu militari dal presidente Erdogan, aveva dichiarato il cessate-il-fuoco unilaterale proprio in vista delle elezioni anticipate del primo novembre. Nel suo annuncio l’ufficio politico del Pkk spiegava di aver invitato i suoi membri a non compiere più attacchi per garantire la sicurezza del voto. Questa iniziativa del Pkk doveva essere presa in considerazione del governo di Ankara, invece Erdogan ad ogni suo comizio ha gettato benzina sul fuoco affermando che “Noi raggiungeremo la pace continuando la guerra”, alimentando così un clima di tensione.
Riferendosi all’attacco di oggi il presidente turco ha affermato che “Condanniamo con forza questo attacco che prende di mira l’unità. Siamo contro ogni forma di terrorismo”, ma è scontato che la guerra da lui avviata contro il Pkk (invece che contro l’Isis) non alimenta ne’ la pace, ne’ l’unità.
Tant’è che i ministri dell’Interno Selami Altinok, della giustizia Kenan Ipek e della Salute Mehmet Muezzinoglu sono stati bloccati dalle contestazioni dei cittadini mente tentavano di recarsi sul luogo delle esplosioni.
Le ultime notizie danno gli inquirenti orientarsi verso la pista dell’Isis, che avrebbe interesse a minare il dialogo fra i turchi e i curdi, tanto che il quotidiano Haberturk indica la polizia sospettare che uno dei due attentatori possa essere il fratello più grande kamikaze di Suruc, dove il 20 luglio scorso morirono 34 persone. Sarebbero inoltre stati trovati frammenti di uno degli ordigni con le impronte digitali di uno dei due kamikaze.
Una fonte della polizia ha fatto sapere che “Tutti i segnali ci indicano che l’attentato possa essere stato realizzato dall’Isis, siamo completamente focalizzati sull’Is”. L’attentato non è ancora stato rivendicato, ma in nel paese sono stati oggi arrestati 36 individui ritenuti vicino allo Stato Islamico.
Ad Ankara, non lontano dal luogo dove è avvenuta la strage, si è svolta una nuova manifestazione guidata dai due leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, ed i manifestanti hanno scandito slogan contro il governo ed urlato “Erdogan assassino”, “governo dimettiti”: sono in molti infatti a ritenere che la strage risponda alla strategia della tensione messa in piedi dal governo stesso in vista delle elezioni del 1 novembre, e che quindi la pista dell’Isis sia fuorviante: in quest’ottica il governo a guida Akp vorrebbe dare l’immagine di una situazione difficile per cui sarebbe il solo in grado di riportare la sicurezza.
 

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