Attacco a Kobanê, i Kurdi accusano la Turchia: «Vuole invadere il Rojava»

Aggiornato il 03/05/18 at 04:39 pm


Secondo Kurdish Question, «Il numero delle persone uccise nei molteplici attacchi dell’Isisi (Stato Islamico/Daesh) a Kobanê ha raggiunto il numero di 231. Secondo informazioni ottenute ….. dall’ospedale centrale del cantone di Kobanê Canton, la maggior parte delle vittime sono donne, bambini e anziani». I civili feriti in cura sono 249 civili.
I miliziani neri dello Stato Islamico/Daesh hanno attaccato Kobanê e il villaggio di Berx Botan nelle prime ore del mattino del 25 giugno ed i kurdi dicono di averne uccisi 80 e catturati 4, tra questi ci sarebbero stranieri ed un egiziano avrebbe confessato che l’accordo fa parte di una strategia concordata dal Daesh con i turchi.
Infatti Kurdish Question scrive quello che è ormai noto a tutti: «Il gruppo principale delle gangs è entrato dalla frontiera Turchia e si è riunito nel centro di Kobanê prima di lanciare i suoi attacchi». La liberazione completa del Rojava sta impedendo allo Stato Islamico di contrabbandare petrolio dal confine turco e di ricevere in cambio armi e il passaggio degli integralisti stranieri che vanno a rimpinguare le sue file di tagliagole.
Anche diversi giornali turchi vicini al Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) del presidente della repubblica Recep Tayyip Erdoganstanno prospettando da giorni la possibilità di un intervento armato oltre il confine siriano, nel Kurdistan Occidentale, cioè nella regione autonoma del Rojava liberata dalle milizie progressiste kurde dell’YPG e, per una strana coincidenza, l’attacco dello Stato Islamico è avvenuto proprio mentre la campagna per sbarazzarsi del pericolo “comunista” kurdo alla frontiera era al suo culmine.
L’infiltrazione dei kamikaze dello Stato Islamico potrebbe essere il primo di una “serie” di incidenti che dovrebbero consentire all’Esercito turco di intervenire nel Rojava per mettere in sicurezza al frontiera e farla finita con la scandalosa rivoluzione libertaria dei kurdi e con le donne musulmane che combattono l’oscurantismo islamista armi alla mano ed hanno gli stessi diritti degli uomini.
Il problema è che un attacco turco ai partigiani kurdi – gli unici ad aver sconfitto sul campo il Daesh – metterebbe in serio imbarazzo gli Usa e la coalizione anti-Stato Islamico. Per questo i militari turchi dicono che l’invasione del Rojava ha come obiettic vo l’indebolimento del regime siriano di Assad e l’alleanza con la Russia (con la quale Ankara continua a mantenere ottimi rapporti economici) e che un’area indipendente kurda in Siria sarebbe di fatto alleata della dittatura di Assad.. e di dittatura i militari turchi se ne intendono, visto che hanno compiuto svariati colpi di Stato. Da tempo la Turchia chiede che vengano istitute una no-fly e una zona cuscinetto nel Rojava con il pretesto di rafforzare la lotta contro il regime nazional-socialista siriano e della protezione dei rifugiati. Una richiesta che è stata respinta dalla comunità internazionale, ma secondo i kurdi è ormai chiaro che la più grande preoccupazione di Erdogan sono i cantoni autonomi kurdi del Rojava e non la creazione dello Stato Islamico/Daesh in buona parte della Siria e dell’Iraq
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