Tensioni nel Kurdistan iraniano: i curdi alla ricerca dell’autonomia

Aggiornato il 03/05/18 at 04:39 pm


di Shorsh Surme

Vi era la speranza che la salita al potere del “moderato” Hassan Rohani nel 2013 comportasse cambiamenti in Iran, ma il paese sta di fatto precipitando in una situazione difficile per non dire tragica dal punto di vista politico, economico e sociale……. La notizie che arrivano dal Kurdistan dell’Iran (Kurdistan del Est) sono preoccupanti, ed in più dicono che la Primavera curda stia per cominciare. Lo scontro tra la popolazione civile curda nella città di Mahabad, capitale del Kurdistan, e i Guardiani della Rivoluzione (Basijj Pasdaran) è scoppiato dopo la morte di una ragazza curda suicidatasi per sfuggire ad uno stupro.
Farinaz Khsawani aveva 26 anni, aveva un master in lingue straniere e lavorava presso l’hotel Tra, dove il proprietario avrebbe tentato di abusare di lei.
Alla notizia dell’accaduto migliaia di giovani curdi hanno manifestato davanti all’albergo, in quella che è un risentimento represso epr anni nei confronti dei pasdaran, veri padroni dell’Iran, tanto che spesso si abbandonano ad atti di violenza arbitraria e di giustizia privata. In passato hanno ucciso un giovane curdo di nome Shwan, quindi lo hanno legato ad una macchina e lo hanno trascinato per le strade della città: sua unica colpa era quella di lottare per i diritti del suo popolo, i diritti più elementari, cioè di vivere in libertà e in pace.
La lotta dei curdi dell’Iran risale agli inizi degli anni Trenta. Il 22 gennaio 1946 i curdi proclamarono in Azerbaijan la Repubblica curda di Mahabad, presieduta dal giudice Qazi Mohamed. Il nuovo stato sopravvisse solo nove mesi. Non era una impresa scellerata o irrazionale: i curdi, nel tracciare i confini della loro Repubblica, ricalcarono almeno nella parte iraniana quelli stabiliti dal Trattato di Sevres con la Turchia (1920), il quale riconosceva al popolo curdo l’autodeterminazione e l’indipendenza dopo le numerose rivolte.
Tuttavia il trattato di Sevres fu annichilito da quello di Losanna del 1923 e il 24 luglio di quell’anno Kurdistan fu diviso arbitrariamente tra quattro stati: Iraq, Iran, Turchia e Siria. L’ayatollah Khomeini, dopo il suo ritorno in Iran nel 1979 e la creazione della Repubblica Islamica, si rivelo ben presto più repressivo e più feroce nei confronti delle minoranze di quanto lo fu lo scià.
La nuova Costituzione della Repubblica Islamica, approvata nel dicembre del 1979, conferì a Khomeini i poteri assoluti a vita come massima guida politico-religiosa. Il suo regime propugnò i principi del fondamentalismo islamico e sostenne la legittimità dell’azione terroristica.
Lo scopo era quello di eliminare qualsiasi influenza proveniente dal mondo occidentale e contemporaneamente ogni possibile opposizione interna ad un governo di tipo teocratico. Infatti la prima uccisione eseguita è stata eseguita all’estero, quando venne ucciso il segretario del Partito democratico del Kurdistan dell’Iran Abdul Rahman Qassemlou, a Vienna nel 1989.
In Iran ci sono 9 milioni di curdi ai quali Mohammad Khatami, ex presidente della Repubblica Islamica, on occasione delle campagne elettorali del 1999 e del 2001 aveva promesso maggiore autonomia.
Oggi i fatti che stanno accadendo nel Kurdistan dell’Iran smentiscono tali promesse, non mantenute non solo nei confronti del popolo curdo, ma anche di altre etnie presenti in Iran

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