Turchia in attesa di riforme più coraggiose

Aggiornato il 03/05/18 at 04:32 pm


di Shorsh Surme

Si sperava che il pacchetto di riforme tanto annunciato dal primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan potesse finalmente portare la pace tra il popolo curdo e il popolo turco, dopo 30 anni di un conflitto che è costato la vita di 40 mila persone……. Durante tutti gli anni ’90, le forze di sicurezza turche hanno distrutto sistematicamente 3.349 villaggi curdi e reso profughi più di due milioni e seicentomila curdi – con essi anche cristiani assiro-aramaici. Fino ad oggi le autorità turche hanno rifiutato la ricostruzione dei villaggi, anzi, con la costruzione della diga di Ilisu, cominciata nel 2006, più di 313 Km quadri di terreno lungo il Tigri verrebbero inondati, nonostante la proteste della comunità internazionale per la tutela dei siti archeologici della zona come patrimonio universale.
Le riforme già annunciate il 30 settembre scorso non sono altro che le promesse per le prossime tornate elettorali che si terranno nel 2014, ovvero le elezioni amministrative e dopo qualche mese le presidenziali. Ci sarà una lotta a tutto il campo tra Abdullah Gul, attuale presidente della Repubblica Turca, ed il suo ex amico e compagno di partito Erdogan, perchè il Primo Ministro vorrebbe candidarsi per la presidenza della repubblica.
Dopo le massicce manifestazioni in piazza Taqsim, gli alleati occidentali della Turchia, inclusi l’Unione Europa e gli Stati Uniti, lo avevano condannato pesantemente e gli avevano chiesto di mostrare rispetto verso il diritto di protestare dei manifestanti, ma Erdogan non ha mantenuto le promesso fatte per portare avanti il processo di pace con il movimento curdo e con il partito curdo presente in Parlamento.
I 17 milioni di Curdi della Turchia che rappresentano il 22% della popolazione, chiedono il diritto alla propria lingua nelle scuole pubbliche, diritto che Erdogan ha invece limitato solo alle scuole private, dove sono già esistenti corsi in lingua curda, ed ha anzi precisato che certe materie continueranno a essere insegnate in turco. Ha poi annunciato altre misure simboliche come il ripristino, per alcune località curde, del nome originario che era stato cambiato dopo il colpo di stato del 1980. La cosa che ha fatto sorridere tutti è stata quella di confermare anche la possibilità di usare le lettere «q, w, e t», usate dai Curdi nell’alfabeto turco e bandite con l’occidentalizzazione decisa dal padre dell’indipendenza Turca Mustafà Kemal Ataturk.
Ora, se Erdogan vuole seriamente lasciare un posto nella storia, dovrebbe avere il corraggio di portare avanti il processo di pace con il popolo curdo già avviato nel marzo scorso ed accogliere la disponibilità sia del movimento curdo che degli esponenti del partito Pace e Democrazia (Bdp).

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