IRAN E NAZIONI UNITE ?

Aggiornato il 03/05/18 at 04:38 pm


di Mohsen Hamzehian

Hassan Rohani, presidente del Giureconsulto, grazie all’appoggio dell’Ayatollah Alì Khamenei, ha cercato di usare la tribuna delle N.U. attraverso un discorso contraddittorio, tipico di un regime impaurito in cerca di alternative, come cassa di risonanza per farsi pubblicità……. Alcuni punti emersi in tale discorso valgono la pena di essere elencati:
a. Il regime, a causa delle sanzioni economiche in atto, vive oggi in una condizione economicamente compromessa. A pagare i danni provocati dal regime, e dall’establishment, è il popolo iraniano, oggi più povero rispetto a soli 2 anni fa. La forbice tra ricchezza e povertà è, infatti, aumentata a favore di una nicchia del regime ( gli stessi che oggi controllano tutto e tutti ).
Negli ultimi due anni i contrasti tra le varie correnti del regime si sono spostati anche nelle aule giudiziarie, dove vengono processati i gerarchi, che si accusano vicendevolmente di ruberie, tutti coinvolti nella tangentopoli iraniana, che è continuata indisturbata, nonostante la crisi nella vendita del petrolio, del gas e dei prodotti petroliferi e non, arricchendo ulteriormente il clero e non solo.
b. La questione nucleare, si è dimostrata una merce di scambio per l’ottenimento di vantaggi politici con l’Occidente, da circa dieci anni. Nessuna trasparenza nei discorsi di Obama e neanche di Rohani. Intanto i russi sono partner insostituibili del nucleare iraniano( centrale nucleare di Busher) . La dichiarazione di H. Rohani di risolvere il problema del nucleare al massimo in 6 mesi, dimostra che il regime ha bisogno di lanciare promesse eclatanti perché si trova in difficoltà nel gestire l’esercizio quotidiano del potere degli ayatollah. I contrasti sociali pesano e una rivolta a tutti i livelli diventa sempre più probabile.
c. H. Rohani e il suo gabinetto hanno scarcerato molti prigionieri politici, prima della partenza del Presidente per New York, per cercare di dimostrare che il suo governo è diverso da quello del suo predecessore fondamentalista Mahmoud Ahmadinejad. Alcuni prigionieri politici hanno rifiutato di firmare il foglio di libertà, alcuni addirittura sono stati portati di peso all’ingresso del carcere. Tuttavia, mentre Rohani parlava, venivano impiccati dei prigionieri condannati a morte per reati comuni ( droga, rapine a mano armato e violenza sessuale). Dalla sua partenza per New York al suo ritorno, sono stati impiccati trentasette (37) carcerati nei cortili oppure pubblicamente nelle piazze. Nonostante questi fatti, sia nelle interviste che nei discorsi del Presidente degli USA, Hossein Barack Obama, non si fa alcun cenno alle continue violazione dei diritti umani in Iran. Non è possibile dimenticare che l’Iran, da molti anni, detiene la medaglia d’argento per le esecuzioni capitali e per le violazioni dei diritti umani, naturalmente dopo la Cina. Questo succede mentre il sig. Rohani, indica “la formazione del comitato contro la violenza e l’estremismo”. L’Iran da molti anni ha rapporti stretti ( religiosi, economici e militari) con Bashar Al Assad in Siria, con Hezbollah in Libano, con Hamas in Palestina, oltre influenze ben strutturate in Iraq e in Afghanistan. Gli USA sono presenti in tutti i Paesi di quell’area, culla delle religioni ed oggi cimitero di gente innocente. Oggi, il terremoto sociale che sta cambiando il panorama del Medio Oriente, spinge Teheran e Washington a confrontarsi non in nome della Pace e della coesistenza pacifica tra i popoli, bensì di una pragmatica e cinica gestione delle reciproche aree d’influenza.
Rohani nel suo discorso ha dimostrato che la regia è nelle mani di A. Khamenei, il discorso contraddittorio e vecchio come quello che fece Ahmadinejad (epurandone le posizioni negazioniste).
Inoltre ha dimostrato di non tenere in adeguata considerazione neanche lo statuto delle Nazioni Unite, che nel suo manifesto ripudiano la guerra e l’aggressività tra i popoli. In realtà Rohani rivela di essere parte integrante dei due poli che oggi cercano di non perdere il controllo di un’area strategica e foriera di grandi cambiamenti ( basti pensare alla crescita del movimento curdo verso l’indipendenza), cioè A. Khamenei e Barack Obama.
Due “vecchi antagonisti” stanno tentando di trovare il modo per assorbire le trasformazioni, che cambierebbero l’ordine regionale, per mantenere le reciproche posizioni di potere.
Difficile credere che questo potrà rispondere alle aspirazioni di libertà dei popoli dell’area.
Mohsen Hamzehian
Unione per la Democrazia in Iran

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