Quell’oasi nel Kurdistan iracheno

Aggiornato il 03/05/18 at 04:32 pm


di Lara Gusatto

Il parco Halgurd-Sakran. Un concentrato di montagne, cascate e memorie storiche, dagli Assiri ad Alessandro Magno. Splendido e più sicuro di quanto si pensi. Anche secondo gli Usa…….. Kurdistan iracheno: difficilmente questa zona evoca scenari di pace e tranquillità o di tipica destinazione turistica. Eppure nel 2011 National Geographic la inseriva nella top 20 dei migliori viaggi da fare quell’anno e il New York Times la indicava come uno dei 41 luoghi da visitare, giustificando la scelta in questi termini “per la sicurezza, la storia e un caloroso benvenuto in un angolo stabile dell’Iraq”. Ora a queste valide motivazioni possono essere aggiunte le bellezze naturali, che già impreziosivano il territorio, ma che da un anno sono tutelate e valorizzate grazie all’istituzione di un parco nazionale.
Nel punto più settentrionale dell’Iraq, a due passi dal confine con Turchia e Iran, cime innevate e valli boscose stanno attirando turisti e ricercatori desiderosi di esplorare una terra fuori dai soliti itinerari turistici. Mille e cento chilometri quadrati di riserva nota come Parco Nazionale Halgurd-Sakran (dal nome del Monte Halgurd che con i suoi 3.607 metri è la seconda montagna più alta dell’Iraq), istituita dal governo locale per incentivare il turismo nella zona.
I visitatori che intraprendono un viaggio verso Halgurd-Sakran passano attraverso una serie di cascate, montagne, una città storica come Arbil (Erbil), che risale all’impero assiro e la cui cittadella è nel patrimonio dell’Unesco, oltre al sito della battaglia di Gaugamela dove Alessandro Magno sconfisse Dario III. E al loro arrivo nel parco sono accolti da laghi, sorgenti e da una vegetazione lussureggiante. 
Certo, è difficile immaginare turisti in Iraq. Il Dipartimento di Stato statunitense solo un anno fa metteva in guardia i cittadini americani contro tutti i viaggi non essenziali in zona.  Ma poi specificava:  “La situazione della sicurezza nella regione del Kurdistan iracheno (IKR), che comprende i governatorati di Sulymaniya, Erbil e Dohuk, è stata relativamente più stabile rispetto al resto del paese negli ultimi anni: meno attacchi terroristici e più bassi livelli di violenza degli insorti che in altre parti dell’Iraq”. E i dati sembrano confermarlo. Non esistono ancora numeri e stime dei visitatori del parco, ma circa 2,27 milioni di turisti hanno visitato la regione lo scorso anno e, già nei primi sei mesi del 2013, la regione ha accolto 1,2 milioni di visitatori nazionali e stranieri.
Con la trasformazione dell’Iraq in una federazione, il Kurdistan iracheno ha ottenuto maggiore autonomia ed è in grado di rilasciare visti turistici con maggiore facilità e promuovere il suo territorio indipendentemente da Baghdad, con cui comunque restano in sospeso non poche questioni per i giacimenti di petrolio nella zona. Tre province, che compongono il Kurdistan iracheno,  viste come un modello di successo  rispetto al resto del paese, per la reputazione di maggior sicurezza, la crescita economica più rapida e una maggiore stabilità.
Una regione di straordinaria bellezza naturale, ideale per il turismo naturalistico e storico, ma che ha ereditato un passato di violenze che ancora minacciano il territorio. Ci sono campi minati lasciati in regalo dalla guerra Iran-Iraq del 1980-1988 (ora transennati e in via di bonificazione) e i funzionari locali non dimenticano che fino a poco tempo fa Iran e Turchia bombardavano le zone limitrofe mirando ai separatisti curdi.
L’obiettivo nella creazione di questa riserva naturale è quello di proteggere l’ambiente, e di ripristinare la civiltà e la cultura del territorio “, ha spiegato all’agenzia France Press Abdulwahid Kuwani, capo di un consiglio di supervisione del parco Halgurd Sakran, “Vogliamo che questo parco nazionale diventi una regione turistica per il Kurdistan, l’Iraq e il Medio Oriente con l’obbiettivo di vedere un ambiente selvaggio ricco di vegetazione a animali”.
Allo scopo è stato vietato l’abbattimento di alberi e la caccia all’interno della riserva, che ospita cervi selvatici, ma anche orsi e – strano ma vero, visto che ne sono state trovate morte due negli ultimi mesi, tigri. Riserva che vedrà il suo territorio espandersi nei prossimi anni e servirà da modello per la creazione di nuovi parchi nazionali.
 

http://www.repubblica.it/viaggi/2013/09/13/foto/iraq_parco_nazionale_halgurd-66430448/1/

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