Dopo la guerra niente

Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm


L’Iraq è scosso dalle proteste e sembra lontana la pace nel paese
Le rendite petrolifere crescono senza che il paese riesca a trovare pace…… Grazie anche all’embargo all’Iran, che è precipitato ai livelli di export del 1988, l’Iraq è diventato il secondo paese esportatore dell’OPEC, ha prodotto3,35 milioni di barili nel 2012, con una crescita del 24% sul 2011, in gran parte grazie ai pozzi di Rumaila, dove BP sta spingendo sulla produzione. Una tendenza che probabilmente si confermerà anche nel 2013, in particolare se gli accordi tra il Kurdistan e la EXXON, contrastati dal governo centrale, riusciranno a giungere alla fase produttiva.
LE MANIFESTAZIONI – Il paese però è scosso dalle proteste e il governo di Al Maliki è in grosse difficoltà, tanto da giungere a poibire l’accesso ai giornalisti alla provincia di Anbar, quella a maggioranza sunnita che fin dall’arrivo degli americani si è rivelata l’epicentro della resistenza sunnita al rivolgimento del potere portato dagli americani. Le proteste sono scoppiate la settimana scorsa dopo l’arresto di quasi un centinaio di collaboratori del ministro delle finanze, il sunnita Rafie al-Essawi.
IL PRECEDENTE – La mossa ricorda a retata ai danni dell’ex vicepresidente sunnita Tariq al-Hashimi, poi condannato a morte per terrorismo. Nel caso, decisamente poco dubbio, a finire tra le mani della giustizia irachena fu una vera e propria milizia impegnata in omicidi e attentati, che non sembra il caso di questi giorni, poichè ad essere ufficialmente arrestati con accuse di “terrorismo” sono appena una decina delle guardie del corpo di Essawi. Il problema è che a finire in prigione o comunque detenute sono state un centinaio di persone, che sono state colpite senza alcuna autorizzazione giudiziaria.
LO SCONTRO – A botte di accuse incrociate di settarismo è così trascorsa una settimana, durante la quale in numerose arti del paese si sono tenute massicce proteste contro il governo Maliki, che per parte ua ha reagio con stile autoritario e ricorrendo a misure difficilmente giustificabili, alimentando così la convinzione degli avversari, che lo accusano di aver infiltrato le istituzioni assicurandone il controllo al blocco sciita in vista di un futuro da dittatore.
LA VARIABILE KURDA – Con Jalal Talabani fuori gioco, il leader dell’Unione Patriotica del Kurdistan è ricoverato in Germania per problemi cardiaci, sembra essere saltato anche il ruolo di mediazione tra sunniti e sciiti che proprio lui garantiva, il che rischia di essere un problema anche in vista della disputa con Baghdad sui contratti della EXXON.
LA VIOLENZA CONTINUA – Fino ad oggi le proteste sono state pacifiche, anche se si sono risolte in blocchi stradali che il governo non ha esitato a definire come criminali, ma non bisogna dimenticare che il 2012 è anche stato l’anno più violento, per attentati e fatti di sangue, che il paese ricordi da diversi anni. L’Iraq, anche se è sparito dall’orizzonte dei media, è ancora un paese capace di produrre qualche migliaio di morti ammazzati all’anno e ancora molto lontano dal poter essere considerato stabile o stabilizzato.
fonte:giornalettismo

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