SIRIA: La “Primavera curda”? Probabilmente non ci sarà mai

Aggiornato il 03/05/18 at 04:33 pm


Opinione di Alberto Rosselli

Il vento della Primavera curda comincia a soffiare, questa volta proveniente dalla Siria. Dopo l’autonomia politica ottenuta e internazionalmente riconosciuta nel Nord dell’Iraq in seguito alla caduta del regime di Saddam Hussein………. , l’attuale conflitto siriano si sta rivelando una palla da dover prendere al balzo per il popolo curdo che, dopo decenni di discriminazione sociale, culturale, economica e politica, comincia a guadagnare quel peso che potrebbe presto rivelarsi determinante sulla delicata bilancia siriana. Questo non piace però alla Turchia che teme ripercussioni anche nel Kurdistan turco (la regione del Kurdistan è politicamente divisa tra Iran, Iraq, Siria, Armenia e, appunto, Turchia): Ankara alza la voce e schiera migliaia di soldati al confine con la regione curdo-siriana, lo stesso dove neanche una settimana fa hanno perso la vita 21 persone tra soldati turchi e ribelli del PKK, il Partito dei Lavoratori Curdi. IlSussidiario.net chiede al giornalista Alberto Rosselli, saggista storico e noto esperto di questioni curde, in che modo la guerra civile in Siria potrà aprire le porte all’eventuale creazione di uno Stato curdo indipendente.
Rosselli, quanto crede sia lontana una Primavera curda?
Teoricamente un’ipotesi del genere non è molto distante, ma la situazione è molto più complicata di quanto si possa pensare. Il problema è che non esiste una vera omogeneità all’interno del movimento indipendentista curdo: dobbiamo renderci conto che non c’è solo il PKK a rappresentare il popolo curdo, ma anche il PDK (Partito Democratico del Kurdistan), l’UPK (Unione Patriottica del Kurdistan) e il PJAK (Partito per la Libertà del Kurdistan) in Iran. Proprio per questo motivo le diverse indicazioni che provengono dai vari leader che agiscono all’interno del movimento indipendentista non si muovono tutte all’unisono.
Quanto sono cambiati i rapporti tra Siria e Turchia su questo argomento?
Senza dubbio molto. I rapporti tra i due Paesi sono molto più difficili rispetto al passato, in particolare rispetto a quando l’elemento curdo era maggiormente allogeno all’interno dei confini di entrambi i Paesi. Da una parte i curdi che si trovano all’interno dei confini siriani vengono letteralmente “adoperati” dalla Turchia come elemento destabilizzante nella situazione attuale siriana. Dall’altra, invece, i membri del PKK, il braccio forte del movimento indipendentista curdo, non sono visti di buon occhio dalla Turchia, tanto che molti tentativi di fuga all’interno dei confini si sono conclusi nel sangue.
Da cosa dipende il destino della comunità curda?
Principalmente dai rapporti della Turchia e della Siria con Iran e Iraq. Ma è necessario sottolineare che una eventuale Primavera curda, capace di giungere a una sorta di autodeterminazione di questo popolo, resta circoscritta unicamente all’interno del territorio siriano e non certo degli altri, dove i movimenti indipendentisti curdi non godono di alcuna libertà. Al contrario, in Siria è stato possibile approfittare dello scollamento all’interno del regime.
Cosa potrebbe accadere nel caso in cui il regime di Assad dovesse cadere?
Fonte:Sussidiario

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