I turchi, i curdi e la diga di Illisu Campagna internazionale contro la costruzione

Aggiornato il 03/05/18 at 04:36 pm


di Shorsh Surme
Mentre alla conferenza internazionale a Cancan si discute la tutela dell’ambiante, in Turchia si continua la costruzione della diga di Illisu sul fiume di Tigre (Dicle) nel cuore del Kurdistan. Così il governo “democratico e civile” turco distruggerà l’intero territorio del Kurdistan. Durante tutti gli anni ’90, le forze di sicurezza turche hanno distrutto sistematicamente 3.349 villaggi Curdi e reso profughi più di due milioni e seicentomila Curdi – con essi anche Cristiani assiro-aramaici.
Fino ad oggi le autorità turche hanno rifiutato la ricostruzione dei paesi, anzi, con la costruzione della diga di Ilisu, più di 313 Km quadri di terreno lungo il Tigri verrebbero inondati.
Tra essi anche parte del sito archeologico e storico di Hasankeyf, nel cuore del Kurdistan a 32 km da Batman, si trovano le rovine della capitale artuchide del XII secolo.
I basamenti attualmente visibili del ponte che un tempo si stendeva sul fiume Tigri, e collegava le due parti della città con il palazzo ora in rovina, situato all’interno della cittadella, evocano i fantasmi di una dinastia svanita.
Hasankeyf è forse il centro più importante per la cultura curda, mèta di pellegrinaggio per oltre trentamila persone l’anno. Hasankeyf è sede di luoghi sacri e di siti archeologici di valore inestimabile e una storia di 5000 anni, i cui monumenti attiravano migliaia di turisti ogni anno, prima che la guerra trasformasse il Kurdistan in un immenso campo di concentramento.
Un altro caso lo troviamo nella pianura di Harran, luogo mitico nella storia della civiltà dove sorgeva il leggendario “Tempio del Peccato”, che scomparso sotto le acque della prima diga Ataturk sul fiume Tigri (Firat) che fece scomparire più di sei cento villaggi e gli abitanti furono deportati a Istanbul ad Ankara.
Attualmente è in atto una campagna internazionale contro la costruzione della diga di Ilisu; il governo turco pare, però, intenzionato a proseguire nel suo progetto.
Il governo turco non ha mai investito nulla per il mantenimento di questi luoghi e siti archeologici che si trovano nel territorio del Kurdistan, semmai li ha distrutti per cancellare la storia e la cultura millenaria del popolo Curdo. La rilocazione forzata minaccia più di 43.700 Curdi.
Il megaprogetto della diga Ilisu comprende anche un fattore di rischio sicurezza politica. La Siria e l’Iraq, il cui confine sta a 65 chilometri di distanza, hanno già protestato energicamente.
Temono che venga danneggiata qualità e quantità dell’acqua per i loro Paesi. Ma una guerra a causa dell’acqua è l’ultima cosa che servirebbe a quella regione già in crisi. Esiste il concreto pericolo che la Turchia sfrutti l’attuale guerra in Iraq per conquistare il Kurdistan autonomo nel Nord dell’Iraq. In questo modo si affosserebbe l’istituzione di una possibile autonomia per le regioni curde.
Ora, si spera che tutti i paesi democratici – in primis l’Unione Europea – possano far pressione sul serio e non solo a parole sul governo turco affinchè fermi questo mega cantiere per salvare sia centinaia di villaggi curdi sia il destino di Hasankeyf, che viene considerato patrimonio universale.

 

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