
Aggiornato il 13/05/25 at 07:39 pm
di Shorsh Surme –——–Non è stato facile annunciare lunedì per il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che si sarebbe sciolto e che avrebbe deposto le armi. Il partito non ha raggiunto questo obiettivo in un breve lasso di tempo, bensì nel corso di decenni di conflitti e numerosi tentativi di soluzione, il più noto dei quali risale all’ottobre scorso.
Il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) ha reso noto lo scioglimento del partito e la fine del conflitto armato in risposta alle richieste del suo fondatore incarcerato, Abdullah Öcalan, pochi giorni dopo aver annunciato la tenuta della sua conferenza generale dal 5 al 7 maggio. Questa mossa, che dovrebbe porre fine a un conflitto durato 47 anni, segue un percorso difficile e complesso, dalla nascita del partito negli anni ’70 fino ai giorni nostri.
Per decenni la questione curda ha turbato la Turchia e la regione. I colpi di Stato degli anni ’60 e ’80 e il conflitto con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), fondato nel 1978, portarono all’imposizione di una legge d’emergenza, che conferì maggiori poteri alle forze di sicurezza, in particolare all’esercito. Ciò portò alla soppressione delle voci che si opponevano ai golpisti.
La questione curda, nota come “questione orientale”, diventò fonte di controversia in Turchia. Tra il 1925 e il 1938 la regione fu teatro di 17 ribellioni. Tra il 1950 e il 1980 la divisione del Paese tra fazioni di destra e di sinistra influenzò politicamente la questione curda in Turchia. Dal 1978 al 2002 nella regione fu promulgata la legge d’emergenza.
Negli anni ’70 Abdullah Öcalan, insieme a un gruppo di rivoluzionari culturali curdi (DDKO), fondò il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) da un gruppo di studenti. Il gruppo incontrò missioni straniere in Turchia e svolse attività nel sud-est del Paese prima che Öcalan si rifugiasse in Siria nel 1979, sfuggendo alla cattura degli autori del colpo di stato del 1980. Il PKK si disintegrò e cominciò ad operare a distanza, dando inizio ad attività armate nel 1984, cosa che ebbe un impatto sull’opinione pubblica. Le operazioni militari continuarono fino alla cattura di Öcalan nel 1999.
Dopo l’arresto di Öcalan il partito dichiarò un cessate-il-fuoco che però terminò nel 2004, e il partito riprese l’azione armata. Nel 2012 il governo turco avviò un dialogo segreto con il partito in Norvegia e l’anno successivo diede vita a un processo di pace e formò il Comitato dei Saggi. Tuttavia le operazioni armate continuarono, dando inizio a una nuova fase del conflitto che oltrepassò notevolmente i confini, interessando la Siria settentrionale e l’Iraq. Nel frattempo le forze turche ottennero successi significativi, ma senza eliminare il partito.
Gli sforzi per risolvere la questione curda in Turchia negli ultimi decenni possono essere suddivisi in due fasi: la prima si è verificata prima del governo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (2002) e del presidente Recep Tayyip Erdogan, la seconda durante il governo di quest’ultimo. Nella prima fase la questione curda è stata dominata da un approccio puramente militare, con l’imposizione dello stato di emergenza nella regione e l’abbandono delle forze armate a se stesse. Ciò ha ridotto il raggio d’azione dei successivi governi turchi, che non sono riusciti a prendere misure significative per soddisfare le richieste curde, in particolare il riconoscimento dei curdi, della loro lingua, della libertà di usarla e della loro libertà politica. La seconda fase ha visto un’azione efficace per risolvere i problemi curdi, attraverso la revoca dello stato di emergenza da un lato, e gli sforzi del governo per implementare progetti di sviluppo nella regione e utilizzare il soft power in questo contesto, oltre all’attuazione di riforme che includevano l’istituzione di un organo di stampa nazionale in lingua curda. Successivamente, nel 2008 è stato fondato il canale televisivo in lingua curda TRT e, nel 2012, la lingua curda è diventata materia facoltativa nelle scuole. Tuttavia, queste pratiche e questi progetti di servizio nella regione, tra cui l’apertura di aeroporti, scuole e progetti di sviluppo, non hanno contribuito a risolvere la questione curda in Turchia, né hanno eliminato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), poiché i partiti politici curdi continuano a essere banditi e i politici rimangono detenuti e interdetti dall’attività politica.
Nel 2013 l’AKP era alla guida dei progetti più importanti per risolvere la questione del PKK, in seguito al dialogo svoltosi l’anno precedente attraverso l’agenzia di intelligence di Oslo. Fu avviato un processo di pace, furono ospitati artisti a cui era stato vietato l’ingresso in Turchia e le lettere di Öcalan al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), in cui si chiedeva la deposizione delle armi, furono lette in turco e in curdo durante le celebrazioni del Newroz a Diyarbakir, nella Turchia sudorientale. In effetti il partito curdo annunciò l’intenzione di deporre le armi, a cui fecero seguito, nel 2014, emendamenti costituzionali da parte del governo. Dopo mesi di lavoro, fu formato il Comitato dei Saggi, che presentò il suo rapporto. In vista delle elezioni parlamentari del 2015, si sono svolti anche degli incontri tra il Partito Democratico dei Popoli (HDP) e i leader di Qandil, nel nord dell’Iraq. Tuttavia, questi sforzi non hanno avuto successo per ragioni interne ed esterne, in particolare gli sviluppi in Siria, l’emergere di una nuova mappa di potere nella regione, di unità curde e del conflitto tra il governo del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP) e il gruppo Hizmet, profondamente radicato all’interno dello Stato. Nel 2015 si è verificato un attentato durante un raduno del Partito Democratico dei Popoli (HDP) a Diyarbakir, seguito da un altro attentato nella regione di Suruç, nella Turchia sudorientale. Il PKK ha avviato operazioni militari contro l’esercito turco.
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