Siria. Al-Sharaa lancia le elezioni, ma le incognite (e di dubbi) sono molte

Aggiornato il 27/10/25 at 06:18 pm

di Shorsh Surme –——-Con le prime elezioni legislative in Siria dalla caduta del regime di Bashar al-Assad nel dicembre 2024, il Paese torna sulla scena politica dopo lunghi anni di guerra e divisione. Queste elezioni rappresentano, formalmente, un passo avanti verso la ricostruzione delle istituzioni statali, ma in sostanza sollevano questioni fondamentali su tempi, contenuti e legittimità.
L’autorità di transizione, guidata da Ahmed al-Sharaa, ha cercato di organizzare le elezioni rapidamente nel tentativo di conferire legittimità politica e istituzionale alla nuova fase. L’obiettivo è completare passaggi importanti, come la stesura di una costituzione permanente e la definizione della forma del futuro sistema politico.
I sostenitori di questo passo lo vedono come il riflesso di un genuino desiderio di voltare pagina e reintegrare la Siria nel suo contesto arabo e internazionale.
Tuttavia la domanda che molti osservatori si pongono è: questa rapidità è compatibile con i requisiti di costruzione di istituzioni veramente democratiche, o si tratta semplicemente di un passaggio formale insufficiente a garantire una legittimità sostenibile?
L’opposizione siriana, sia interna che esterna, esprime dubbi sulla capacità del Paese di indire elezioni, date le difficili condizioni di sicurezza, soprattutto in governatorati come As-Suwayda, Raqqa e Hasakah, dove le votazioni sono state rinviate o alcuni seggi sono rimasti vacanti.
La questione curda rimane irrisolta, rendendo controversa e incerta la partecipazione delle regioni nordorientali al processo politico.
La selezione da parte del presidente di 70 membri dell’assemblea di 210 membri solleva anche importanti interrogativi sui criteri e sulla legittimità, soprattutto perché il presidente stesso non è stato eletto dal popolo, non solo è stato anche capo della organizzazione locale dell’ Isis. Ciò pone le sue decisioni al centro del dibattito pubblico, soprattutto in assenza di una costituzione chiara che regoli questa fase di transizione.
Sfide interne ed esterne complesse. Internamente la Siria si trova ad affrontare enormi sfide sociali ed economiche, che richiedono una riconciliazione nazionale completa per ripristinare la coesione sociale e garantire un’equa distribuzione di opportunità e servizi. Il Paese sta affrontando anche significativi cambiamenti simbolici. Il presidente Ahmad al-Sharaa ha emesso un decreto che annulla le festività dell’anniversario della Guerra di Ottobre (6 ottobre) detta anche la guerra di Kippur e del Giorno dei Martiri, sostituendole con due nuove festività: il “Giorno della Rivoluzione Siriana” e il “Giorno della Liberazione”. Questo passo simbolico giunge in un momento in cui si tengono le prime elezioni legislative dopo la partenza di al-Assad. Riflette i cambiamenti nel discorso ufficiale dello Stato e aggiunge una nuova dimensione alle sfide nazionali.
Con tutti i cambiamenti simbolici e politici, la questione della giustizia storica e della riconciliazione nazionale rimane aperta. L’annullamento di occasioni come l’anniversario della Guerra di Ottobre potrebbe innescare divisioni simboliche, soprattutto perché questi eventi rappresentano i sacrifici dell’intero popolo siriano, non solo di un periodo specifico di governo. Pertanto è essenziale che l’autorità di transizione trovi un equilibrio tra la creazione di nuovi simboli che riflettano la fase attuale e il riconoscimento degli aspetti positivi di tutte le fasi precedenti, compresi i successi dell’era al-Assad, per garantire una riconciliazione autentica che rifletta l’unità e l’identità condivisa del popolo, lontana da qualsiasi tentativo di marginalizzare il passato.