Iran. I proxy indeboliti dalla guerra di Israele

Aggiornato il 09/10/25 at 06:58 pm

di Shorsh Surme –———-Per oltre quarant’anni l’Iran ha speso miliardi di dollari, armi e competenze militari in un progetto grandioso: costruire una rete di milizie anti-israeliane in tutto il Medio Oriente, nota come “Asse della Resistenza”, che si unirebbe a Teheran se scoppiasse una guerra con Tel Aviv.
Nella guerra di 12 giorni dello scorso giugno, una serie di attacchi israeliani contro l’Iran ha evidenziato quanto questo asse si fosse deteriorato dal 7 ottobre 2023, con tutte le sue componenti che hanno subito colpi significativi in tutta la regione.
L’asse potrebbe non essere stato completamente distrutto, come cita sul New York Times Muhannad HageAli, ricercatore senior presso il Carnegie Middle East Center di Beirut, “ma si è ridotto in modo significativo ed è diventato un facile bersaglio in attesa del prossimo attacco israeliano, anziché prendere l’iniziativa”.
L’Iran ha lavorato per rafforzare la sua rete di gruppi armati, tra cui Hamas, Hezbollah, gli Houthi e le milizie in Iraq, per consentire loro di compiere attacchi contro Israele e fornire a Teheran alleati nella regione che potrebbero fungere da deterrente contro gli attacchi israeliani contro l’Iran.
Dopo gli attacchi israeliani all’asse successivi all’attacco del 7 ottobre, da Gaza a Beirut, Damasco, Baghdad e persino Sanaa, la risposta dell’asse è diventata sempre più timida.
Secondo il New York Times Hamas, che aveva a lungo governato Gaza, si è deteriorata a seguito della devastante e senza precedenti nella Striscia.
In Libano Hezbollah sta subendo pesanti perdite a seguito della sua guerra di 14 mesi con Israele, che ha eliminato i massimi dirigenti del partito, distrutto gran parte del suo arsenale e lasciato il paese con un conto di ricostruzione multimiliardario. Secondo Johnny Munir, analista politico di Beirut, oltre ai vincoli militari, Hezbollah sta vivendo anche tensioni politiche, poiché l’opposizione nei suoi confronti è cresciuta in Libano, al punto che persino i suoi ex alleati non lo sono più.
Sia Hezbollah che l’Iran hanno perso un alleato chiave nel dicembre 2024, dopo che i ribelli siriani hanno rovesciato il regime del presidente Bashar al-Assad, il principale alleato di Teheran nella regione, e hanno interrotto la principale via terrestre utilizzata per rifornire Hezbollah in Libano di armi e fondi.
In Iraq le milizie sostenute dall’Iran si sono rapidamente ritirate da un ulteriore coinvolgimento nel cosiddetto “Fronte di Supporto”, in seguito a notizie di stampa che rivelavano una “minaccia” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo cui avrebbero dovuto affrontare attacchi “schiaccianti” che avrebbero posto fine alla loro presenza, come riportato dei giornali Iracheni.
Queste milizie, stimate in decine di unità, non hanno mostrato alcun “sostegno” a Teheran quando sono state sottoposte a “rari” attacchi statunitensi e israeliani quest’estate, nonostante quanto attribuito al Segretario Generale delle cosiddette “Brigate Sayyid al-Shuhada”, Abu Alaa al-Walaei, in un post sui social media, affermando che se scoppiasse la guerra, centinaia di attentatori suicidi arriverebbero al momento opportuno.
Il braccio più forte di questo asse sembra ora essere quello degli Houthi nello Yemen nordoccidentale, che dal novembre 2023 lanciano missili e droni contro Israele e prendono di mira navi nel Mar Rosso, in quella che i funzionari Houthi hanno descritto come una campagna di solidarietà con i palestinesi di Gaza.
Tuttavia la milizia che controlla gran parte dello Yemen, inclusa la capitale storica Sanaa, è stata oggetto di significativi attacchi israeliani, uno dei quali, alla fine dello scorso agosto, ha ucciso ministri del governo affiliato agli Houthi, tra cui il primo ministro Ahmed al-Rahwi.