
Aggiornato il 30/05/25 at 07:30 pm
di Shorsh Surme –——-Recep Tayyip Erdogan, il leader populista autoritario della Turchia, sta ora lottando per la propria sopravvivenza politica. La sua situazione è interamente frutto delle sue azioni: nelle prime ore del 19 marzo scorso il presidente turco aveva ordinato un blitz nell’abitazione di Ekrem Immoli, il popolare sindaco di Istanbul, operazione che aveva visto lo schieramento di circa 200 agenti di polizia. İmamoğlu, un rivale politico ampiamente considerato un futuro candidato alla presidenza, era stato arrestato e incriminato con accuse altamente dubbie, tra cui corruzione e terrorismo. Nonostante il divieto di assembramenti pubblici, l’arresto aveva scatenato le più grandi manifestazioni antigovernative in Turchia da oltre un decennio, estendendosi alla maggior parte delle province del Paese. Alcune proteste a Istanbul avevano attirato più di un milione di persone, molte delle quali giovani.
Il carismatico e competente İmamoğlu potrebbe rivelarsi uno sfidante decisamente minaccioso. In realtà la decisione di Erdogan di arrestare İmamoğlu non ha causato questa crisi; piuttosto, ha riflesso una crescente debolezza. Erdogan stava già affrontando una crescente stanchezza pubblica nei confronti della sua presidenza. La sua arroganza e il suo stile di leadership autoritario avevano eroso il precedente entusiasmo popolare per il suo governo, lasciandolo più disperato che mai nel tentativo di arginare l’insormontabile malcontento. Un sondaggio del Pew Resecarci Center, condotto nel marzo 2025, ha mostrato che il 55% degli adulti turchi aveva un’opinione negativa di Erdogan.
La profondità, la portata e la durata delle recenti proteste sono senza precedenti: i manifestanti hanno combinato proteste di piazza con boicottaggi organizzati di attività commerciali pro-Erdogan, attivismo online e disobbedienza civile. L’arresto di İmamoğlu ha inoltre portato ulteriore instabilità all’economia turca, già in difficoltà. Erdogan ha risposto raddoppiando gli sforzi e arrestando centinaia di collaboratori di İmamoğlu, tra cui colleghi, amici, ex soci in affari, membri della comunità imprenditoriale turca e membri della sua famiglia. Ma queste misure repressive ora assomigliano meno alle azioni di un uomo forte e più a quelle di un uomo minacciato, insicuro e vulnerabile. L’opposizione turca si è rafforzata: sotto una leadership nuova e più dinamica, per la prima volta da anni, ha preso l’iniziativa anziché cederla al governo, organizzando manifestazioni nelle roccaforti del partito al potere.