Israele. La pulizia etnica di Netanyahu piace alla popolazione

Aggiornato il 25/05/25 at 07:33 pm

di Shorsh Surme –——-Dal 7 ottobre 2023 la Striscia di Gaza è sottoposta a uno dei più efferati crimini di genocidio e pulizia etnica della storia moderna, mentre l’esercito israeliano conduce un’aggressione continua, 24 ore su 24, sostenuta dagli Stati Uniti e dal silenzio politico dell’occidente in generale. Questa brutale aggressione ha causato finora la morte e il ferimento di oltre 176mila palestinesi, la maggior parte dei quali sono donne e bambini. Oltre 11mila persone risultano disperse e centinaia di migliaia sono sfollate, rimaste senza casa in mezzo a una distruzione diffusa e a un assedio soffocante. Questa aggressione non si limita alla sola azione militare, ma assume piuttosto una natura punitiva collettiva che prende di mira direttamente i civili attraverso la fame, il taglio dei rifornimenti essenziali e la distruzione sistematica delle infrastrutture. Gaza è quindi diventata teatro di un disastro umanitario senza precedenti nei tempi moderni, gestito con brutalità e sospettoso silenzio internazionale, in assenza perfino dei più elementari standard di giustizia ed equità.
Ciò che è sconvolgente è che le politiche di uccisioni e di sfollamento dell’occupazione non derivano esclusivamente dalla potenza occupante, ma godono piuttosto di un crescente sostegno popolare all’interno dell’entità stessa. Un sondaggio condotto dalla Penn State University ha rivelato che l’82% degli israeliani sostiene lo sfollamento forzato dei palestinesi da Gaza e il 56% sostiene l’espulsione dei palestinesi dai territori occupati nel 1948, rispetto rispettivamente al 45% e al 31% di due decenni fa. Queste cifre rivelano una crescente tendenza all’interno della comunità sionista verso l’accettazione di politiche di pulizia etnica come soluzione finale.
Con dolorosa ironia, il 47% degli israeliani ha espresso sostegno a una ripetizione del “massacro biblico di Gerico”, una chiara espressione della predisposizione psicologica a commettere atrocità di massa contro i palestinesi. Quel che è peggio è che questa tendenza non si limita alle persone religiose, ma include anche i laici: il 69% di loro sostiene la deportazione di massa di Gaza e il 31% giustifica il genocidio con motivazioni religiose.