
Aggiornato il 23/05/25 at 02:25 pm
di Shorsh Surme – Da più parti è stata sottolineata l’importanza dei passi intrapresi dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) sotto la guida del leader Abdullah Ocalan per la fine di una lotta armata durata 47 anni. L’obiettivo del Pkk è oggi quello di garantire i diritti del popolo curdo attraverso la Costituzione.
Il 27 febbraio il leader Abdullah Ocalan ha lanciato un appello per “la pace e una società democratica”. In conseguenza il PKK ha tenuto tra il 5 e il 7 maggio il 12mo congresso, dove è stato stabilito di porre fine al conflitto armato. L’iniziativa ha avuto notevole spazio sui media curdi, turchi e internazionali e un impatto positivo sull’opinione pubblica.
Come spiega Karwan Fatah, professore presso l’Università di Halabja, lo Stato turco non ha riconosciuto il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) come rappresentante del popolo curdo prima dell’appello di Abdullah Ocalan. Ciò ha ostacolato la risoluzione della questione curda, con lo Stato turco non disposto a impegnarsi in alcun dialogo. La nuova fase richiede l’apertura del dialogo, affinché il processo di pace abbia successo e avanzi.
Karwan ha proseguito nell’analisi degli ostacoli che il processo si trova ad affrontare, e ha notato che “Il principale ostacolo al processo di pace in Turchia è che lo Stato turco è stato fondato sull’ostilità verso i curdi. Questa fondazione deve essere cambiata, perché in Turchia non vivono solo i turchi, e i curdi sono privati del diritto di vivere sulla propria terra. Ad oggi i curdi non sono riconosciuti come nazione dalla legge turca. Questi sono ostacoli richiedono un cambiamento nel breve periodo, e lo Stato deve consentire ai curdi di procedere con il processo di pace”.
I curdi hanno una cultura democratica, e c’è da sperare che lo Stato turco adotti misure simili a quelle intraprese dal PKK, riconoscendo i diritti del popolo curdo nella Costituzione ed eliminando il concetto di una sola lingua.