
Aggiornato il 19/05/25 at 07:59 pm
di Shorsh Surme —– Il tour di Trump nel Golfo Persico rappresenta una cartina tornasole per il futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Paesi del Golfo nell’attuale panorama geopolitico in rapida evoluzione. Le aspettative sono aumentate con la visita di Trump nella regione, che è vista come un punto di svolta nel rimodellamento del modo in cui l’America interagisce con il Medio Oriente.
Una nuova realtà sta prendendo forma in Medio Oriente. Un indicatore di ciò è il tour del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei paesi del Golfo, dove ha ribadito la forte relazione strategica tra il suo paese e l’Arabia Saudita. Questa relazione sta delineando un nuovo scenario per la regione, in particolare per quanto riguarda l’Iran.
L’Iran è ben consapevole che la nuova realtà sta prendendo forma in un momento in cui il suo progetto regionale è stato indebolito da numerosi attacchi israeliani contro di esso e i suoi alleati nella regione a seguito dell’operazione Margine Protettivo. Tuttavia, l’accordo di riconciliazione tra Arabia Saudita e Iran, mediato dalla Cina nel marzo 2023, è stato un punto di partenza per tentare di evitare ripercussioni negative più gravi, soprattutto con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Per questo motivo, Teheran ha voluto continuare a migliorare le relazioni con Riad, certa della crescente influenza politica ed economica degli stati del Golfo. Da un lato, l’Arabia Saudita può svolgere un ruolo nel miglioramento delle relazioni tra Teheran e Washington, mentre l’Iran, dall’altro, può trarre vantaggio economico dal miglioramento delle relazioni con gli Stati del Golfo, nel quadro di misure volte a rafforzare la fiducia.
Il tour di Trump nel Golfo rappresenta un vero banco di prova per il futuro delle relazioni tra gli Stati Uniti e i paesi arabi del Golfo, nell’attuale panorama geopolitico in rapida evoluzione. Le aspettative sono aumentate con la visita di Trump nella regione, considerata un punto di svolta nel rimodellamento del modo in cui gli Stati Uniti interagiscono con il Medio Oriente. Da un lato, per creare fiducia con gli stati del Golfo e dall’altro per evitare l’insistenza degli Stati Uniti sull’arricchimento zero, che è uno dei punti di contesa nei negoziati sul programma nucleare iraniano in corso nel Sultanato dell’Oman, l’Iran ha proposto di formare un “consorzio”, un’unione regionale tra esso, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, per gestire impianti congiunti di arricchimento dell’uranio, ma sul territorio iraniano. Questa mossa mira a convincere Washington a mantenere il processo di arricchimento, anche a bassi livelli, ma sotto la supervisione del Golfo e degli Stati Uniti
Sebbene l’idea non sia nuova e sia stata proposta per decenni, potrebbe destare preoccupazione tra gli stati del Golfo o persino in Occidente l’idea che, qualora venisse istituita un’unione regionale, l’Iran potrebbe confiscare strutture ed espellere dipendenti e osservatori dal suo territorio. Tuttavia, nonostante l’opinione prevalente in Iran sia che quest’ultimo possa trarre beneficio dalle relazioni tra Stati Uniti e Paesi del Golfo, sia economicamente che nell’evitare le minacce militari statunitensi, c’è un’altra tendenza che vede la forza di queste relazioni in modo negativo. Ritiene che esista una lobby araba più potente di Israele che cerca di limitare l’Iran nei negoziati sul nucleare utilizzando la sua influenza economica e diplomatica, adottando al contempo un approccio che eviti il più possibile di provocare la sensibilità di Teheran e di ottenere da quest’ultima garanzie di sicurezza.