
Aggiornato il 18/05/25 at 10:12 am
di Shorsh Surme –——-Il tour di Donald Trump nel Golfo Persico rappresenta una cartina tornasole per il futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Paesi del Golfo, in un panorama geopolitico in rapida evoluzione. Le aspettative sono aumentate con la visita di Trump nella regione, che è stata vista come un punto di svolta nel rimodellamento del modo in cui l’America interagisce con il Medio Oriente.
Tra i significati della missione del presidente Usa vi è stato quello di ribadire la relazione strategica tra il suo paese e l’Arabia Saudita. Questa relazione sta delineando un nuovo scenario per la regione, in particolare per quanto riguarda l’Iran. Il governo di Teheran è ben consapevole che una nuova realtà sta prendendo forma in un momento in cui il suo progetto regionale è stato indebolito da numerosi attacchi israeliani contro di esso e contro i suoi alleati nella regione a seguito dell’operazione Margine Protettivo. Tuttavia l’accordo di riconciliazione tra Arabia Saudita e Iran, mediato dalla Cina nel marzo 2023, è stato un punto di partenza per tentare di evitare ripercussioni negative più gravi, soprattutto con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Per questo motivo Teheran ha voluto continuare a migliorare le relazioni con Riad, alla luce della crescente influenza politica ed economica degli Stati del Golfo. Da un lato l’Arabia Saudita può svolgere un ruolo nel miglioramento delle relazioni tra Teheran e Washington, mentre l’Iran, dall’altro, può trarre vantaggio economico dal miglioramento delle relazioni con gli Stati del Golfo, nel quadro di misure volte a rafforzare la fiducia.
Gli Usa sono preoccupati per i progressi del programma iraniano di arricchimento dell’uranio, ripartito dopo che gli stessi, sotto la prima presidenza Trump, si sono ritirati nel 2015 dal Jpcoa, che secondo l’Agenzia atomica internazionale stava funzionando. Inoltre l’Iran sta lavorando a programmi civili nel Sultanato dell’Oman, per cui ha proposto di formare un “consorzio”, un’unione regionale con l’Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti per gestire impianti congiunti di arricchimento dell’uranio sul territorio iraniano. Questa mossa mira a convincere Washington a mantenere il processo di arricchimento, anche a bassi livelli, ma sotto la supervisione del Golfo e degli Stati Uniti.
Nonostante l’opinione prevalente in Iran sia che si possa trarre beneficio dalle relazioni tra Stati Uniti e Paesi del Golfo, sia economicamente che per evitare le minacce militari statunitensi, c’è un’altra tendenza che vede la forza di queste relazioni in modo negativo. Si ritiene infatti che esista una lobby araba più potente di Israele che cerca di limitare l’Iran nei negoziati sul nucleare utilizzando la sua influenza economica e diplomatica, adottando al contempo un approccio che eviti il più possibile di provocare la sensibilità di Teheran e di ottenere da quest’ultima garanzie di sicurezza.