
Aggiornato il 30/04/25 at 05:43 pm
di Shorsh Surme –——–Molteplici fattori ed eventi turbolenti hanno portato a cambiamenti radicali e a netti mutamenti nella struttura generale del panorama geopolitico in Medio Oriente. Stiamo davvero affrontando una nuova era in cui i fondamentali rimangono statici, ma le trasformazioni sono evidenti.
Gli eventi a Gaza e in Libano, seguiti da quelli in Siria, e l’impatto delle situazioni in ciascuno di essi su Turchia e Iran, sono tutti indicatori rivelatori delle complessità che interessano il Medio Oriente, il Levante arabo e i confini dell’Asia occidentale. Gli standard sono cambiati, gli equilibri si sono spostati e la principale questione araba, la causa palestinese, legata al conflitto in Medio Oriente, è entrata in un lungo tunnel che suggerisce che siamo all’inizio, anche se molti immaginano che siamo alla fine. A mio avviso, quando si esamina la mappa politica della regione, bisogna tenere conto di alcune considerazioni.
In primo luogo, è impossibile studiare ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo senza collegarlo alle radici storiche di due assi principali: il primo è il movimento sionista e la proclamazione della nascita dello Stato di Israele, e il secondo è la riflessione sul lancio storico del movimento islamico politico e sulla sua influenza alla luce degli eventi che hanno avuto luogo dal 7 ottobre 2023. Una lettura oggettiva di quanto accaduto conferma che il divario tra le parti in conflitto è ampio, come dimostra il fatto che si sognano i confini del 1967 e viene anticipata la crisi di Gaza a prima del 2023, solo per scoprire immediatamente che gli indicatori del mercato azionario sono in netto calo rispetto alla situazione araba.
Non c’è dubbio che la nazione araba, nelle sue attuali circostanze, stia attraversando una delle fasi più difficili della sua storia moderna. I confini di alcuni dei suoi paesi sono minacciati e l’esistenza di altri è il bersaglio di forze avide che vedono le circostanze pronte per grandi cambiamenti nella regione, uno dei cui esiti potrebbe essere la liquidazione della causa palestinese o la trasformazione dei suoi elementi in dossier amministrativi che vanno oltre l’ambito della politica regionale.
Mentre deploriamo le occasioni mancate del passato remoto e recente, dobbiamo riconoscere che molte posizioni arabe sono state guidate da motivazioni emotive o circostanze temporanee che non forniscono il livello di supporto necessario a garantire il minimo di preservazione dei principi arabi. Israele è diventato sempre più aggressivo, la Turchia sempre più ambiziosa e l’Iran sempre più opaco, fino a quando ci troviamo di fronte a una struttura complessa i cui simboli sono difficili da decifrare.