
Aggiornato il 03/03/25 at 03:35 pm
di Shorsh Surme –——-Passa un po’ in secondo piano nei media internazionali, ma è importante l’annuncio del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) del cessate-il-fuoco dopo anni di conflitto e di prigione del leader, Abdullah Ocalan. Secondo le cifre ufficiali, la guerra aperta tra il Pkk e lo Stato turco avrebbe causato almeno 40mila morti dal 1984 al 2015, per lo più combattenti del Pkk e civili, con interi villaggi spianati dall’artiglieria e posizioni bombardate persino nel Kurdistan Iracheno. La zona cuscinetto pretesa dal presidente turco Recep Tap Erdogan di 30 km in territorio turco sarebbe servita per evitare contatti del Pkk con il Pyd e le Ypg siriani, nonostante le due formazioni curde siano state in prima linea nella lotta all’Isis.
“Al fine di realizzare e promuovere l’appello del leader Ocalan per la pace e una società democratica, dichiariamo un cessate-il-fuoco a partire da oggi” (sabato), ha affermato il comitato esecutivo del Partito dei Lavoratori in una dichiarazione diffusa dall’agenzia di stampa filo-partito Firat News Agency (Anf).
Il partito ha aggiunto di sperare che Ankara rilasci Ocalan, tenuto in isolamento quasi totale dal 1999, affinché possa guidare il processo di disarmo. Il partito ha parlato anche della necessità di creare condizioni politiche e democratiche per il successo del processo. Secondo la dichiarazione, l’appello di Ocalan “si inserisce nel contesto di un processo storico iniziato in Kurdistan e in Medio Oriente, e questo passo avrà un impatto significativo sullo sviluppo della leadership democratica”, sottolineando che “lanciare un appello in questa forma è un passo molto importante, ma la sua attuazione è ancora più importante: il Pkk è impegnato direttamente nel processo e adotterà misure in base alle sue necessità e richieste”. Nella dichiarazione del partito si aggiunge che si “sta entrando in una nuova fase di lotta, beneficiando della visione strategica del leader e dell’esperienza storica, al fine di raggiungere i propri obiettivi attraverso un approccio politico democratico”.
Al momento la tregua sembra reggere, ma mancano azioni concrete di apertura da parte della Turchia. Se l’iniziativa ha trovato disponibilità in Parlamento anche tra i partiti conservatori, non vi sono reazioni ufficiali del presidente turco Erdogan, mentre il portavoce del suo partito Akp, Omer Celik, ha chiesto che “tutti gli elementi di gruppi terroristici in Iraq e in Siria devono deporre le armi e sciogliersi. “Lo Stato – ha proseguito Celik – può avere una risposta dura o morbida nella lotta al terrorismo. La risposta morbida è l’invito a deporre le armi, quella dura è quanto stanno facendo le forze armate turche”, con riferimento è alle operazioni contro il Pkk, che tuttavia non risparmiano i civili di interi villaggi sottoposti ai bombardamenti”. Ha poi teso una mano aggiungendo che “le istituzioni monitoreranno il processo” proposto da Ocalan.