IRAN. PRECIPITA L’ELICOTTERO: MUOIONO IL PRESIDENTE RAISI E IL MINISTRO DEGLI ESTERI AMIR ABDOLLAHIAN

Aggiornato il 20/05/24 at 01:15 pm

di Shorsh Surme–——–Il presidente Ebrahim Raisi, il ministro degli Esteri Amir Abdollahian, e l’ayatollah al-Hashem, imam di Juma Tabriz, sono rimasti uccisi nell’incidente dell’elicottero di ieri, avvenuto per le cattive condizioni metereologiche sulle montagne della regione iraniana dell’Azerbaijan orientale. Morto anche il governatore dell’Azarbaijan orientale Malek Rahmati.
In mattinata Raisi aveva preso parte insieme al presidente azero Ilham Aliyev ad una cerimonia di inaugurazione di una diga al confine. Altri due elicotteri che viaggiavano insieme a quello di Raisi erano giunti a destinazione, mentre i soccorsi erano proseguiti con difficoltà a causa dell’impervietà dei luoghi e del cattivo tempo, fino a rinvenire i corpi carbonizzati di equipaggio e passeggeri.
La notizia dell’incidente che ha comportato la morte del presidente Raisi ha suscitato speculazioni sulla questione della successione e sulle implicazioni per la Repubblica Islamica dell’Iran.
Tecnicamente la Costituzione iraniana prevede che, in caso di decesso del presidente, ad assumere i suoi poteri sarebbe il primo vice presidente (Mohammad Mokhber), assistito dal presidente del Parlamento (Mohammad Bagher Ghalibaf) e dal il capo della magistratura (Gholamhossein Mohseni Ejei). Il Consiglio avrebbe 50 giorni i tempo per indire nuove elezioni.
Ancor prima che fosse chiaro che il presidente Ebrahim Raisi fosse morto, il leader supremo dell’Iran Ali Khamenei aveva già assicurato l’opinione pubblica che non avrebbero dovuto temere eventuali interruzioni nell’amministrazione dello Stato.
Raisi, 63 anni, aveva vinto le elezioni presidenziali del 2021 dopo aver guidato la magistratura del paese. Era considerato un protetto del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, ed era stato sanzionato dagli Stati Uniti in parte per il suo coinvolgimento nell’esecuzione di massa di migliaia di prigionieri politici nel 1988, alla fine della sanguinosa guerra Iran-Iraq.
Secondo gli articoli 60, 113 e 114-142 della Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran (modificata nel 1989), il presidente iraniano detiene tecnicamente “la seconda carica più potente” dopo la Guida suprema. Il presidente presiede inoltre il Consiglio di sicurezza nazionale dello Stato (176) ed è membro ex officio del Consiglio di urgenza (articolo 177).
I poteri supremi indiscussi dello Stato risiedono nell’ufficio della Guida suprema, come dettagliato nell’articolo 108. La Guida suprema gode di poteri plenipotenziari, sia spirituali che temporali, su tutti i rami del governo (esecutivo, legislativo e giudiziario), sostanzialmente paragonabili a quelle dei papi di Roma e dei califfi musulmani del Medioevo. In effetti la Guida suprema Khamenei ha fatto sì che il suo incarico fin troppo potente eclissasse progressivamente la carica del presidente, riducendola a quella di amministratore capo dello Stato.
Tuttavia ciò che distingue Raisi dai suoi predecessori, incluso Khamenei che aveva ricoperto la carica di presidente dal 1981 fino alla morte di Khomeini nel 1989, è che incarnava l’ideale “servitore esecutivo” della Guida Suprema. Il suo profilo politico e la sua statura lo distinguevano da tutti i suoi predecessori.
Da quando è diventato Guida Suprema nel 1989, Khamenei ha supervisionato gli emendamenti costituzionali che hanno eliminato la carica di primo ministro, trasformato il presidente in un amministratore delegato e consacrato i poteri “preponderanti” della Guida suprema nella lettera della Costituzione. Dal 1989 al 2021 tutti i presidenti della Repubblica Islamica di varie fazioni riformiste, moderate e ultraconservatrici (Hashemi Rafsanjani, Khatami, Ahmadinejad e Rouhani) hanno litigato apertamente o privatamente con Khamenei, e hanno cercato di affermare la loro carica di “eletti direttamente”, ma senza alcun risultato.
Raisi era un ex studente della scuola secondaria sciita basata sulla fede: la scuola Haqqani. Insieme a molti dei suoi compagni di classe divenne giudice rivoluzionario, membro dell’Assemblea degli Esperti (responsabile della nomina e della revoca del leader supremo), rappresentante del leader supremo nell’IRGC (Pasdaran) e attivo nell’apparato di sicurezza e intelligence della Repubblica Islamica negli ultimi quarant’anni.
La presidenza di Raisi ha insomma offerto a Khamenei il trofeo di servitore sottomesso che il massimo leader aveva sempre desiderato.
Ha scalato i gradi della magistratura da procuratore cittadino a procuratore provinciale. Nel 1988 Raisi presiedette ai processi sommari e segreti di migliaia di prigionieri politici già imprigionati nelle segrete della Repubblica Islamica. In collaborazione con zelanti procuratori come Hamid Nouri, Raisi fu il giudice che mandò al patibolo migliaia di prigionieri politici.
Il curriculum vitae di Raisi era quello di un religioso rivoluzionario carrierista. Dopo la morte di Khomeini, Raisi divenne il procuratore capo di Teheran. Khamenei vedeva in Raisi un protetto che poteva premiare per la sua lealtà, e per questo lo nominò capo dell’Ispettorato generale dello Stato nel 1994. Tra il 2004 e il 2014 Raisi servì come vice capo della giustizia dello Stato. Fu stato poi procuratore generale dello Stato. Tra il 2015 e il 2019 Raisi divenne amministratore delegato di Astan-e Quds, il fondo religioso multimiliardario in Iran.
Nel 2016 Raisi è stato eletto membro dell’Assemblea degli Esperti e dal 2023 e vicepresidente dell’Assemblea degli Esperti. Nel 2019 Khamenei ha nominato Raisi capo della magistratura. Ha dimostrato la sua lealtà a Khamenei orchestrando processi “anticorruzione” contro ex funzionari giudiziari di alto rango, e anche se i funzionari secondari e terziari sono stati perseguiti, il vero obiettivo dei processi erano i potenti fratelli Larijani, che a un certo punto avevano detenuto la presidenza del parlamento e l’ufficio del capo della magistratura.
Nel 2021 Raisi è stato eletto presidente con l’aiuto del Consiglio dei Guardiani, nominato da Khamenei. Il Consiglio dei Guardiani ha squalificato molti candidati “altrimenti qualificati” in un’elezione a bassa affluenza, che è stata boicottata dalla maggior parte degli iraniani.