GAZA. BLINKEN CONTINUA A FRENARE NETANYAHU, CHE RISCHIA IL MANDATO D’ARRESTO DELLA CPI

Aggiornato il 29/04/24 at 08:43 pm

di Shorsh Surme –——In attesa che Hamas e Israele accettino la tregua mediata da diversi attori tra cui l’Egitto, gli aerei israeliani continuano a martellare la Striscia di Gaza, ed anche nelle ultime ore in un raid su Rafah sono rimaste uccise 27 persone. Si calcola che a Rafah, città del sud della Striscia che Benjamin Netanyahu vorrebbe invadere per sconfiggere gli ultimi quattro battaglioni di Hamas, vi siano stipate un milione di persone in fuga dai combattimenti, per cui gli Usa continuano a frenare il premier israeliano, ed anche oggi il segretario di Stato Antony Blinken ha mostrato perplessità in quanto “non abbiamo ancora visto un piano israeliano che garantisca l’efficacia protezione dei civili”. Per Blinken “Hamas, che si trova in mezzo al popolo palestinese e al cessate-il-fuoco” deve “far presto a decidere”.
Vi è poi il tema del “dopo” conflitto, e il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Faisal, che a Riad ha incontrato proprio Blinken, ha dichiarato che “sono molto vicine le intese con gli Usa sul futuro governo di Gaza, la maggior parte del lavoro è già stata fatta”.
Intanto negli Usa alcuni alti funzionari del Pentagono hanno avvertito che le armi fornite a Israele “non sarebbero state utilizzate in conformità con il diritto umanitario internazionale”, ovvero che, come ha riportato la Reuters, le assicurazioni di Israele non erano “né credibili né affidabili”.
Netanyahu, che si trova a dover fronteggiare la crescente opposizione interna, rischia ora un mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra. La notizia è stata ripresa dal ministro israeliano degli esteri Israel Katz il quale, “viste le voci secondo cui la Cpi potrebbe emettere mandati d’arresto verso funzionari e politici israeliani”, ha avvertito le ambasciate di tutto il mondo di “essere pronte a una possibile ondata di anti semitismo e di iniziative anti israeliane”. Israele, come la Russia e come gli Usa, non riconoscono per ovvi motivi la Corte penale internazionale.

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