TURCHIA. ERDOGAN VINCE MA NON SFONDA. ANDRÀ AL BALLOTTAGGIO CON KILICDAROGLU

Aggiornato il 15/05/23 at 06:35 pm

di Shorsh Surme –—–I cittadini turchi sono stati chiamati al voto domenica in quelle che sono state le elezioni più combattute e decisive degli ultimi decenni. In ballo ci sono diverse visioni della forma dello Stato, con il modello presidenzialista di Recep Tayyip Erdogan, che potrebbe prolungare la sua leadership di due decenni, e quello parlamentare del secondo arrivato, Kemal Kilicdaroglu, esponente politico del Partito Repubblicano ma nato a Nazimiye, nella provincia orientale di Tunceli e quindi di origine curda.
Alta l’affluenza alle urne tra i 64 milioni di elettori registrati, quasi il 90%, ma già si guarda al ballottaggio del 28 maggio in quanto Erdogan, nonostante avesse di fatto il controllo dei media, non ha raggiunto il 50% + 1 dei voti (49,51%).
Il voto, che coincide con l’anno del centenario della Turchia, è la sfida più difficile che il leader più longevo del Paese ha dovuto affrontare negli ultimi anni. Negli ultimi 100 anni la Turchia ha sfruttato la sua posizione strategica per trasformarsi in uno dei più grandi mediatori di potere della regione. Sotto Erdogan il Paese ha assunto ruoli significativi in vari conflitti, dalla Siria all’Ucraina.
L’attuale presidente ha anche affermato la posizione della Turchia come potenza militare, costruendo carri armati e droni, ma preoccupando a volte i suoi alleati nella NATO come nel caso dell’acquisto dei sistemi difensivi missilistici russi S-400, pensati per abbattere gli F-35 dell’Alleanza Atlantica.
“Kilicdaroglu ha dichiarato ai giornalisti all’uscita dal seggio di Ankara, dove ha votato, che “La primavera arriverà in questo Paese”.
Kilicdaroglu e la sua Alleanza Nazionale, composta da sei partiti, hanno preso il 44,59% delle preferenze e costituiscono la sfida più dura al governo di Erdogan da anni a questa parte, cosa che sta mettendo a rischio la sua presa sul potere nonostante i sondaggi continuino a darlo come favorito.
Leader del Partito Repubblicano del Popolo (CHP), secondo partito turco per importanza, Kilicdaroglu ha promesso di risolvere la questione curda, di rilasciare i prigionieri politici e di affrontare le crisi economica e sociale del Paese.
“La sua principale promessa è quella di sostenere le sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo. Penso che ci vorrà un po’ di tempo, ma molti potrebbero essere rilasciati nel prossimo futuro, dato che i tribunali seguono i verdetti della CEDU”, ha dichiarato domenica a Rudaw English Ragip Soylu, capo ufficio per la Turchia del Middle East Eye.
Anche il filo-curdo Partito Democratico del Popolo (HDP) ha espresso il suo sostegno a Kilicdaroglu, ma analisti si sono mostrati critici sulla capacità di Kilicdaroglu di tenere insieme l’alleanza all’indomani delle elezioni.
“In primo luogo, l’anno prossimo ci saranno le elezioni dei sindaci, e ogni partito dell’alleanza vuole conquistare le città più importanti. In secondo luogo c’è molto da condividere in termini di posizioni di alto livello all’interno dello Stato”, ha detto Soylu riguardo alla sfida di riuscire a tenere insieme l’alleanza.”Dovremo vedere se riuscirà a mantenere intatta questa coalizione nei prossimi anni, soprattutto quando finirà la luna di miele”, ha insistito.
Gli esperti suggeriscono anche che Kilicdaroglu in caso di vittoria intraprenderà una politica meno ostile nei confronti dei curdi in Turchia, soprattutto se quelli delle aree curde voteranno per lui.
“Otterrà più voti nelle regioni curde di chiunque altro”, ha dichiarato sempre a Rudaw English Guney Yildiz, ricercatore presso l’Università di Cambridge, osservando che Kemal Kilicdaroglu ha promesso di riportare il Paese a un sistema parlamentare.
Se Kilicdaroglu vincerà, erediterà e dovrà risolvere l’attuale crisi economica. “Si concentreranno sul ritorno a una politica monetaria ortodossa, ma questo richiederà un significativo deprezzamento della lira turca”, ha affermato Soylu.
Il tasso d’inflazione è infatti in allarmante aumento dalla fine del 2021, raggiungendo in ottobre il massimo in 24 anni dell’85,51%, che ha portato a una drammatica impennata dei prezzi dei beni e dei servizi essenziali. Il tasso di inflazione è sceso al 43,68% ad aprile, ma gli economisti ritengono che aumenterà nuovamente dopo le elezioni.
L’inflazione e il conseguente aumento del costo della vita hanno danneggiato gravemente la popolarità di Erdogan, le cui politiche monetarie non ortodosse hanno scatenato l’attuale crisi.
Il residente turco ritiene che gli alti tassi di interesse causino l’inflazione anziché rallentarla. In aprile ha dichiarato che i tassi di interesse continueranno a scendere finché sarà al potere.
In termini di politica estera, ci si aspetta continuità. Kilicdaroglu dovrebbe avvicinarsi all’occidente, ma anche bilanciare le relazioni della Turchia con la Russia. Tuttavia nei giorni scorsi ha accusato la Russia di essersi intromessa nelle elezioni a favore di Erdogan, avvertendo che potrebbe rivedere le relazioni del suo Paese con Mosca in caso di vittoria.
Per quanto riguarda l’azione militare turca contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nella Regione del Kurdistan, Yildiz si aspetta un cambiamento. Le offensive militari della Turchia contro i gruppi armati curdi nella Regione del Kurdistan Iracheno e in Siria “non hanno prodotto risultati significativi e hanno avuto un costo enorme per la Turchia dal punto di vista politico, economico e militare”.
Erdogan è salito al potere con una nota positiva, lodato da molti seguaci per i suoi successi come sindaco della cosmopolita città di Istanbul. Ha guidato il Paese verso le riforme economiche, la costruzione di infrastrutture e la realizzazione di mega-progetti edilizi. All’inizio del suo mandato ha migliorato i legami con l’Europa al punto che l’adesione all’Unione Europea era un’opzione concreta sul tavolo.
Ben presto sono emersi tuttavia sconvolgimenti politici che hanno portato a un’altra era del governo di Erdogan sulla Turchia. Il punto di svolta è arrivato nel 2016, quando la repressione di coloro che riteneva responsabili di un fallito tentativo di colpo di Stato ha cambiato la società turca, causando ampie divisioni e preoccupando i suoi partner in occidente. La popolarità di Erdogan ha sofferto anche quando il Paese è stato colpito da una crisi economica che ha portato ad alti livelli di inflazione e a un calo del valore della moneta. Il 6 febbraio la Turchia è stata scossa da un devastante terremoto che ha causato la morte di oltre 50mila persone e ha visto i suoi progetti di costruzione crollare al suolo. La risposta tardiva del governo alla tragedia ha ulteriormente scatenato la rabbia.
Nonostante le molteplici crisi, il partito al governo Giustizia e Sviluppo (AKP) rimane popolare tra i conservatori e gli elettori religiosi, specialmente nella Turchia centrale.
“Se Erdogan vincerà, sarà tutto come al solito, è difficile prevedere cosa succederà”, ha dichiarato Soylu. Ci sono preoccupazioni su quali ulteriori passi Erdogan compirà per consolidare la sua presa sul potere, se sarà votato per altri cinque anni come presidente.
“Una vittoria di Erdogan avrà ripercussioni più significative sulla democrazia turca che sulla politica estera”, ha dichiarato Yildiz.
“Il prossimo passo di Erdogan nel dominare il panorama politico turco sarà quello di cercare di ristrutturare l’opposizione, di controllare chi fa parte dell’opposizione”, ha aggiunto Yildiz, aggiungendo che il presidente potrebbe tentare di rimuovere figure chiave dell’opposizione per via giudiziaria, come è successo con il politico curdo Selahattin Demirtas, incarcerato.
“Ci sono indicazioni che potrebbero esserci più repressioni contro le associazioni gay, dato che durante la campagna elettorale si è scagliato contro di esse in ogni provincia”, ha avvertito Soylu.
Yildiz ha inoltre avvertito che Erdogan percepirà una sua vittoria elettorale come una “conferma” da parte del popolo delle sue politiche.