G20. BIDEN E ERDOGAN SI INCONTRANO PER PREVENIRE IMBARAZZI A GLASGOW

Aggiornato il 02/11/21 at 09:07 pm

di Shorsh Surme —-  A conclusione del G20 il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è incontrato con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan in un momento di grande tensione tra i due Paesi della Nato.
I due avrebbero dovuto incontrarsi nei prossimi giorni a GlasgoW, durante il vertice mondiale sul clima, ma secondo il segretario di Stato americano Anthony Blinken l’incontro è stato anticipato per evitare possibili crisi diplomatiche.
Infatti Erdogan pochi giorni fa ha minacciato di espellere 10 ambasciatori dell’occidente, tra cui quello americano e quello francese, per essersi mobilitati per la liberazione del filantropo turco Osman Kavala, in carcere da quattro anni senza un processo, come pure per la dichiarazione del “sultano” Erdogan di voler invadere di nuovo il Kurdistan Siriano.
Il presidente Joe Biden avrebbe detto al turco Recep Tayyip Erdogan che i loro paesi devono gestire meglio i loro rapporti, dopo che la alleanza della NATO è stata messa alla prova dalla minaccia della Turchia di non riconoscere più l’inviato degli Stati Uniti e dopo il suo acquisto del sistema di difesa missilistico russo S-400.
“Stiamo pianificando di avere una buona conversazione”, ha dichiarato Biden in occasione degli incontri del G20, senza tuttavia rispondere alle domande sull’eccessivo avvicinamento della Turchia alla Russia e sulle continue violazioni dei diritti umani.
Sotto Erdogan, la Turchia ha riorientata la sua politica interna ed estera. Sul fronte interno, il paese è trasceso in una democrazia delegata, in cui il presidente ha sfruttato il potere per agire a suo piacimento.
Erdogan ha progressivamente rafforzato la sua presa sulla politica turca senza decostruire completamente il suo quadro democratico elettorale. Ha trattato molto duramente l’opposizione interna, soprattutto dopo il fallito colpo di stato, per il quale ha incolpato uno dei suoi compagni storici, l’anziano Muhammed Fethullah Gulen, che sta vivendo in esilio autoimposto negli Stati Uniti, dal 1999.
La sua politica repressiva nei confronti della popolazione curda nel Kurdistan della Turchia, che costituisce circa il 20% degli 84 milioni di abitanti del paese, è riassumibile con il concetto, da lui espresso, secondo cui la parola Kurdistan in Turchia non esisterebbe, e la Turchia è composta per il 99.9% dei turchi. Lo stesso concetto era affermato anche dal fondatore della Turchia moderna Kemal Ataturk.
Sul fronte esterno Erdogan ha continuato e continua con la sua ingerenza politica e militare in vari paesi come Iraq, Libia e Siria; in quest’ultimo è entrato militarmente diverse volte attaccando in particolare la popolazione curdo – siriana e occupando intere zone, come la città curda di Afrin, considerata la terza città per grandezza in Siria dopo Damasco e Aleppo. Il tutto nel silenzio della comunità internazionale e degli Stati Uniti.
La Casa Bianca ha affermato che “il presidente Biden ha sottolineato il suo desiderio di mantenere relazioni costruttive, espandere le aree di cooperazione e risolvere efficacemente i nostri disaccordi”.
Nel loro incontro di domenica Biden ha espresso “preoccupazioni per il possesso da parte della Turchia del sistema missilistico russo S-400”, che è considerato una minaccia per la NATO in quanto ideato per abbattere gli F35.