Essere Curdo

Aggiornato il 24/07/20 at 08:52 pm

di Tommaso Buso—— Cosa significa essere Curdo? Quanto pesa nascere in un paese che vive nei cuori della sua gente ma a cui viene rifiutata la libertà di avere un pezzo di terra proprio da governare in pace e autonomia? Quanto costa far parte attiva della resistenza e portare la rivoluzione sulla propria pelle? Shorsh significa proprio questo, rivoluzione, e di rivoluzione sono impregnate la sua vita, la sua infanzia e la sua famiglia. Figlio del comandante dei guerriglieri curdi votati a una vita di terrore, violenza, catture ed esili, fin da piccolo è costretto a fuggire ai bombardamenti, a vedere la sua casa distrutta, a mentire sulle proprie origini e a vedere i propri fratelli ora uccisi, ora usati come carne da macello al fronte, ora torturati nella speranza che tradissero i loro compagni e fornissero informazioni utili a minare la resistenza. Shorsh fa luce su quanto era rimasto nascosto fino ad ora, quello che in pochi avevano avuto il coraggio di raccontare o che avevano fatto senza essere ascoltati, con un linguaggio che non risparmia e non vuole assolvere nessuno dei delitti commessi contro il popolo Kurdo. Con folgorante chiarezza, Shorsh ci guida fra le leggi che definiscono il genocidio, parola intrisa della volontà di annichilimento totale di un popolo fino alle sue radici. Il messaggio è evidente: la sorte subita dai curdi altro non è che genocidio, un genocidio di cui i libri di storia, però, sembrano essersi dimenticati. Nell’epoca di un nuovo ritorno a patriottismi e nazionalismi, oggi come sempre impugnati per indicare sprezzo o superiorità su altri popoli, colpisce profondamente vedere un nazionalismo curdo che, anziché con un odio eterodiretto, si esprime attraverso il desiderio di riscatto che anima i suoi combattenti, l’amore per una patria così frammentata eppure così viva negli animi della sua gente ed un eroismo che non sembrano appartenere a questo nostro tempo. Il lettore nato e vissuto all’ombra di uno stato scopre dolorosamente quanto sia difficile imporre i propri diritti davanti al mondo o tenere insieme anche solo i brandelli di una storia nazionale senza un’entità atta a proteggere e a custodire la memoria e il presente del suo popolo. Questo i governi di Iraq, Iran, Turchia e Siria lo sapevano bene, e hanno fatto di tutto affinché i curdi non potessero aggregarsi, tramandare la loro lingua né sentirsi mai troppo attaccati ad un territorio, disperdendoli e bombardandoli in continuazione, minando non solo i loro corpi ma cercando di intaccare in ogni modo il loro spirito. Il lettore si troverà quindi di fronte a un’opera unica, non solo una chiave per la storia e le lotte di questo popolo, ma un documento straziante e commovente al contempo. Si sentirà mancare di fronte alla campagna Anfal perpetrata dal governo iracheno o alle inutili bombe e armi chimiche sganciate su civili inermi, piangerà di fronte alle parole del soldato ventenne pronto al martirio e a lasciare le sue bimbe piccole per la causa del Kurdistan, e si meraviglierà ancora una volta pensando che tutto questo sia potuto avvenire di fronte all’indifferenza e all’oblio del resto del mondo. Essere Curdo non potrà non far simpatizzare per la causa curda, la tenacia e la resilienza del suo popolo, avvicinandoci almeno un po’ a capire che, in fin dei conti, essere curdo significa appartenere a un popolo che è tale non perché nasce all’interno degli stessi confini ma perché nutrito degli stessi obiettivi e della stessa speranza che un giorno la terra promessa possa essere finalmente in pace, finalmente tua.

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