Rivolta in Egitto e satrapi arabi

Aggiornato il 03/05/18 at 04:36 pm


di Shorsh Surme

Le proteste prima in Tunisia poi in Egitto sono un vero e proprio terremoto nel mondo arabo. I capi dei paesi arabi credevano di essere intoccabili, ma l’esasperazione della gente, la disperazione dei giovani disoccupati ha scatenato giustamente la protesta per il cambiamento, per la libertà e per una vita dignitosa per tutti. Uno come l’ex presidente della Tunisia era al potere da 24 anni, Mubarak da 30 anni, addirittura Gheddafi è in sella da 43 anni. Hanno mantenuto il loro potere con il ferro e fuoco.
Certo quando un qualsiasi turista si reca a Sharm el-Sheik o qualsiasi altra località turistica non sa come vive la povera gente a Imbaba, uno dei quartieri più poveri del Cairo, dove il grande Nagib Mahfuz il premio Nobel per la letteratura 1988, in uno dei suoi romanzi “Vicolo dei Mortai”, scritto nel 1947, racconta la storia di Kamil, il venditore di barbusa e la loro sofferenza quotidiana.
La prova di un dittatore arabo non è la virtù del suo governo, ma la lunghezza di esso, e di essere seguito dai suoi discendenti per estendere ulteriormente il suo nome nel futuro.
A questo proposito i presidenti arabi non sono diversi dai monarchi arabi. Per esempio, Bashar al-Assad, l’attuale presidente della Siria ha ereditato il palazzo presidenziale dal padre Hafez. Il figlio di Gheddafi Saif al-Islam dominerà la Libia una volta che suo padre sarà trapèassato, anche Hosni Mubarak vuole che Gamal, il suo primogenito, sia il dominatore del prossimo Egitto, chissà per quanti altri anni.
Ora, la domanda che tutti si fanno: “Perché Mubarak non se ne va, prima che scoppi la guerra civile?”

 

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