Intervista a Roberto Baita, Settimana dei Bambini del Mediterraneo, ed. 2010

Aggiornato il 03/05/18 at 04:37 pm


di Silvia Di Dio
Educatore dal 1978, ed esperto in attività di formazione e consulenza per singoli o gruppi, Roberto Baita collabora da anni con la Settimana dei Bambini del Mediterraneo: una “miniera” di storie in una Ostuni che dice essere per lui un “bagno di sole e di enerGioia”. Nella missione dell’educare, a suo dire, bisogna “aver cura di sé per poter aver cura dei nostri figli, avere quella passione che fa da molla, quell’energia che ci spinge ad essere ciò che ognuno di noi è portato ad essere, e a fare quello che di migliore e più profondamente sentiamo di potere e dovere fare”. Ché “i nostri figli – dice – non sono sacchi da riempire ma semi a cui noi possiamo dare enerGioia: di Essere di Fare di Pensare di Sperimentare”.
– Roberto Baita, “professione educatore”. Ma “educare”, oggi, che significa?
Educare oggi come e ieri e come domani significa credere nelle persone, credere nel loro sviluppo che deve essere armonico, che deve essere innanzitutto rispetto, che deve aiutare ad aprire la mente ed il cuore e, mi permetto di aggiungere, anche lo spirito perchè secondo me questo è l’essere umano: corpo mente e spirito. Oggi è più difficile in quanto abbiamo perso il contatto con la complessità della Persona Umana, abbiamo perduto molti saperi e troppi adulti sono in-credibili (cioè non credibili!!), persi, confusi, troppo stressati per essere in grado di ex ducere qualcosa anche da se stessi a volte. Oggi educare significa più che in passato aver cura; vera cura di sé, per poter avere cura dei nostri figli, i semi del futuro, che sono tutti, indistintamente, un bene prezioso per tutta la comunità sociale.
– “Educare con passione”: lo ha detto Rodari. E’ così? Quanto conta la componente “passione” nella missione educativa, per esempio, di un genitore o di un insegnante?
Se non c’è la passione, non c’è nulla; la tecnica è arida e spesso inutile, non solo insufficiente, a sviluppare capacità, motivazione, interesse e curiosità: tutte componenti essenziali per un processo educativo.
– Aveva ben ragione Rodari, insomma.
Gianni Rodari… di lui in realtà non so nulla, aver letto dei libri non significa conoscere una persona, tutt’al più significa conoscere, o meglio aver letto, una piccola parte del suo pensiero; eppure mi permetto di credere che fosse una persona amante della Vita, un Uomo curioso, attento, sensibile a volte anche leggero e, di certo, con tutti i difetti che una persona può avere distribuiti variamente come tutti, perchè Gianni Rodari è esistito veramente… non è un mito, quindi come tutti respirava e andava in bagno!! 😉 Ma la sua caratteristica più grande credo proprio sia stata la Passione per la Vita, per quello che faceva, per come lo faceva, insomma per la sua Vita a 360 gradi! E finisco dicendo che quella stessa passione, con quella stessa complessità e completezza, dovrebbe essere la molla adatta a ciascuno nel suo essere e persona e nel suo ruolo di genitore o educatore, quell’energia che ci spinge ad essere ciò che ognuno di noi è portato ad essere e a fare quello che di migliore e più profondamente sentiamo di potere e dovere fare. (Il ruolo non è un potere; è una responsabilità e ognuno di noi ha, per così dire, un suo Essere ed un suo fare: il fare è il ruolo che abbiamo).
– Ma un bambino cosa “chiede” ai suoi educatori per una crescita serena? Pensa che le agenzie educative della famiglia e della scuola oggi svolgano a pieno i propri, rispettivi, ruoli?
Mi verrebbe da dire che un bambino non chiede, non saprebbe cosa chiedere perchè non ha sufficiente esperienza o sufficienti informazioni per poter chiedere con chiarezza. Un bambino è un mondo che si “svolge” e si dipana nel suo essere. In lui c’è, proprio come in un seme, tutto l’albero; ma noi siamo parte delle condizioni che possono far sviluppare o meno questo albero in tutta la sua singolare bellezza, quindi direi che un bambino accoglie, ascolta, quasi “beve” (per rimanere nella metafora dell’albero) ciò che l’adulto gli dà. Per questo educare è un compito difficile che richiede attenzione coscienza e conoscenza, di sé e dell’altro, dei processi comunicativi e del valore della buona relazione; perchè i bambini (ma anche i giovani e spesso anche gli altri adulti) verso cui abbiamo una posizione educativa sono dei terreni pronti a ricevere stimoli come i semi ricevono l’acqua che nutre, ed è perciò importante avere della buona acqua da dare. Direi che la capacità dell’educatore è saper ascoltare, riconoscere i semi di identità ma anche di interesse; e poi trovare strumenti perchè queste qualità si possano sviluppare e perchè altre vengano esplorate e sperimentate. Altrettanto importante è capire le sue modalità di apprendimento, per costruire innanzitutto un rapporto di ascolto e di serena fiducia. Come adulti/educatori dobbiamo renderci conto che non abbiamo “sacchi da riempire” ma semi da far sviluppare, semi a cui noi possiamo dare enerGioia di Essere di Fare di Pensare di Sperimentare.
– “E’ dall’infanzia che bisogna partire per risanare i mali del mondo”: l’essenza della Settimana sta soprattutto in questo. Condivide?
Io credo che per risanare bisogna partire da sé stessi senza passare la patata bollente ad altri! Per molte persone, troppe persone partire dai bambini significa non volersi assumere la responsabilità di ciò che si è fatto fino a quel momento, e mi chiedo: non è troppo comodo lasciar perdere e “mollare” la patata bollente a chi vien dopo? A me pare uno scarica Barile!! E, poi, parliamoci chiaro: che potere hanno i bambini, che potere “vero” intendo? Lasciamo stare le favole del bambino che cambia il mondo; oggi come oggi per molti adulti i bambini sono solo i consumatori per eccellenza e gli abusi fisici e psichici che vengono perpetrati ogni giorno continuano a mostrare la loro fragilità nei confronti del cosiddetto mondo adulto. Quindi, per primi tocca a noi Uomini di buona volontà darci da fare!! Se invece intendiamo che la cura del Bambino è il nostro primo dovere in quanto adulti e in quanto i bambini sono la nostra vera ricchezza, il nostro vero patrimonio da far crescere al meglio… allora sono d’accordo che le migliori energie debbano essere spese per aiutarli a crescere in maniera armonica con un attenzione al loro ben-Essere alla loro salute globale; in questo caso sono pienamente d’accordo.
– Quanto le hanno insegnato i bambini?
I bambini come tutte le persone che si fidano di te /me mi insegnano costantemente mi stimolano, mi vogliono bene e/o mi rifiutano e così facendo mi costringono a fare i conti con la mia grandezza e con la mia debolezza, con la mia umanità!!! Ogni volta che incontro una persona, anche solo il suo sguardo, sento che c’è una possibilità di crescita di cambiamento in me, a volte sono in grado di accoglierlo e metterlo in atto altre volte…sono troppo chiuso nel mio “me stesso” e perdo l’opportunità, ma sempre lo stimolo c’è. E poi ricordiamoci che il termine Educare, come il termine Comunicare o la parola Relazione indicano tutti chiaramente che l’azione va nei due sensi, quindi è un “do ut des” ti do affinché tu mi dia. C’è sempre uno scambio che, se siamo sinceri se ci mettiamo davvero la passione, è sempre alla pari: ognuno ci mette tutto quello che ha, tutto quello che è!
– Partecipa alla Settimana da diversi anni ormai. Quando pensa a questa sua esperienza di Ostuni, qual è la prima cosa che le viene in mente?
Casa è dove stai bene. Ostuni, per me che sono uno zingaro, un orso è “Casa” una delle tante case che ho sparse qua e là; un luogo caro in cui tornare, un posto per rimettermi in gioco ogni volta completamente, é una opportunità per ritrovare amici da posti distanti, è un bagno di sole e di enerGioia.
– Ce l’ha un ricordo suo particolare legato alla Settimana?
Episodi? Così tanti che non saprei! Mi torna in mente quella volta che ho incontrato gli occhi smarriti di un bambino della delegazione kurda: ho letto nei suoi occhi che si sentiva solo in mezzo a tanta gente; beh, mi ha colpito così tanto in profondità che alla prima, e quest’anno anche alla seconda occasione, sono stato in Kurdistan, (grazie ad un altro degli esperti, Guklala Salih) per portare quel poco che sono e che so. Quel bambino non l’ha mai più ritrovato ma lo ringrazio ogni volta che ci penso per l’enerGioia che mi ha dato, anche se la sera in cui l’ho visto così smarrito mi sono sentito impotente.
Un altro ricordo indelebile: l’incontro con i ragazzi, anzi giovani uomini palestinesi, che abbiamo incontrato lo scorso anno: ci sentiamo ancora con alcuni di loro che, purtroppo, sono raminghi per l’Europa.
Mamma mia, quanto dolore quante cose quante storie…Ostuni è una miniera, e poi ci sono Lorenzo e le Caiolo’s Angels (ma anche i Caiolo’s Boys)! Su tutto questo forse potrei scrivere un libro….ma, non preoccupatevi, non lo farò mai!!
fonte:Sanvitoinreter

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