KURDISTAN: DOVE LA DONNA NON È INFERIORE

Aggiornato il 09/03/21 at 09:40 pm

di Lana Sharif –Il ruolo delle donne curde nella triste storia del Kurdistan è stato il simbolo della lotta per l’indipendenza. Per decenni le donne in Kurdistan si sono opposte ai governi repressivi e alla società patriarcale, ma solo negli ultimi anni sono state riconosciute per il loro coraggio nel difendere la loro patria e per la loro leadership.
La condizione femminile curda rappresenta un elemento progressista nell’area mediorientale perché la cultura curda rifiuta a priori la tradizione inferiorità della donna, perpetrata nel mondo islamico.
La condizione delle donne in Kurdistan ha fatto molta strada. C’è una quota del 30% di donne in parlamento, i principali partiti politici includono donne nelle loro leadership e vi sono donne ministre, come pure è donna la presidente del Parlamento regionale, una rarità in Medio Oriente.
L’autonomia ha consentito alla regione del Kurdistan di sviluppare il proprio quadro giuridico pur operando in Iraq, e per molti versi la nostra società si è evoluta a un ritmo diverso.
I delitti d’onore sono considerati omicidi, la tratta di esseri umani, le mutilazioni genitali femminili e il matrimonio infantile sono vietati e la poligamia è consentita poiché è accettata nell’Islam, ma solo aderendo alle regole più severe.
Da quando dieci anni fa è scoppiata la guerra in Siria le pagine dei giornali occidentali si sono riempite dei volti fieri delle combattenti curde. Lo stupore iniziale dei giornalisti e del pubblico per queste giovanissime in mimetica e scarpe da ginnastica si è trasformato talvolta in curiosità eccessiva, in un sentimento lontano da una profonda consapevolezza dell’orrore della guerra.