I Giovanni disoccupati nodo di un Iraq senza pace

Aggiornato il 30/06/20 at 10:55 pm

di Shorsh Surme   —–   A 17 anni dalla caduta del regime di Saddam Hussein, l’Iraq non ha ancora trovato pace. Il nuovo primo ministro Mustafa al-Kadhimi ha infatti tra le mani una grossa gatta da pelare, cioè la questione dei giovani iracheni.
Il tasso di disoccupazione tra i giovani di età inferiore ai 25 anni è alle stelle, tocca il 35%, un problema aggravato anche da circa 150mila studenti che non hanno conseguito la laurea a causa delle manifestazioni antigovernative dei mesi scorsi e poi per la pandemia di coronavirus.
A livello politico-economico il primo ministro ha compiuto in due mesi alcuni passi, ma non è stato sufficiente e non ha soddisfatto la popolazione che non riceve lo stipendio dal mese di febbraio, in un paese che galleggia su petrolio ma i cui proventi della vendita non si sa dove finiscano se non nelle tasche dei potenti della Zona verde di Baghdad.
Al-Kadhimi aveva promesso con enfasi di impegnarsi per l’occupazione giovanile e per il futuro delle prossime generazioni, ma è stato forse per placare gli animi nel corso delle tensioni e delle manifestazioni contro il governo.
Certo, è presto per vedere se vi saranno effetti concreti dall’operato del premier, ma bisogna pensare che il 60% dei 40 milioni di iracheni ha meno di 25 anni.
A livello politico più ampio al-Kadhimi ha incaricato il Consiglio giudiziario supremo di revocare l’immunità ad alcuni parlamentari accusati di grave corruzione, ma non è stato fornito finora alcun nome. Questo è servito come monito per tutti i politici e i funzionari in uno dei paesi più corrotti al mondo, ed i nuovi comandanti militari hanno avvertito che chiunque provasse a ottenere una promozione attraverso la corruzione verrà immediatamente arrestato e processato.
A livello internazionale, la prima visita di un ministro del gabinetto all’estero non è stata a Teheran, come nel caso primo ministro al-Abadi, bensì è stato inviato il ministro delle finanze Ali Allawi in Arabia Saudita e in Kuwait.
La sua richiesta era di aumentare gli investimenti sauditi in Iraq per stare al passo con quelli provenienti da Iran e Turchia. I sauditi hanno promesso un prestito immediato di 3 miliardi di dollari per pagare gli stipendi e per fornire elettricità sufficiente in estate per contrastare “gli aiuti” iraniani. In Kuwait Allawi ha chiesto di posticipare il pagamento della compensazione annuale per l’occupazione irachena 1990-1991. Entrambi i paesi hanno convenuto di consentire all’Iraq di produrre più petrolio di quanto previsto dalla sua quota OPEC.
Una riforma importante è l’acquisizione da parte del primo ministro del controllo sulle forze armate.
La sicurezza è la priorità del nuovo primo ministro, in un paese in balia sia del terrorismo sia dei sicari dell’Iran. che agisce attraverso le milizie alleate. Per questo motivo tra le cose più urgenti del premier al-Kadhimi, salito al potere agli inizi di maggio, è un’operazione di sicurezza che riesca a imporre la sua autorità e quindi rimuovere totalmente le milizie dalle città, a cominciare da Baghdad. Il loro posto deve essere preso dalle unità militari e del ministero dell’Interno completamente sotto il controllo del primo ministro, solo così l’Iraq potrà riacquistare la sua sovranità.

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