SIRIA. L’ESERCITO FA PRESSIONE SU IDLIB. CAVUSOGLU CHIAMA LAVROV

Aggiornato il 15/05/19 at 07:41 am

di Shorsh Surme — I militari siriani, appoggiati dai raid dell’aviazione russa, stanno esercitando da diversi giorni una forte pressione su aree situate nella provincia di Idlib, una delle zone che, stando alle intese di Astana, sarebbe dovuta servire come di de-escalation. Tra l’altro lì sono stati portati, a seguito di specifici accordi, i cosiddetti “ribelli”, spesso combattenti jihadisti di ogni genere, con le loro famiglie.
L’ondata di attacchi è partita lo scorso 26 aprile, ed ha spinto migliaia di civili a fuggire dalle loro case verso aree più sicure nell’interno della provincia di Idlib.
Due giorni fa negli attacchi aerei e nei bombardamenti hanno perso la vita 71 persone tra i civili e i combattenti. Di fatto l’ l’offensiva del regime ha annullato l’accordo firmato 17 settembre 2018, che aveva come lo scopo di evitare qualsiasi operazione militare sia nell’enclave curda sia nelle zone a suo tempo liberate dalle Forze democratiche Siriane.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto “un’urgente distensione della situazione dal momento in cui è iniziato il mese sacro del Ramadan”, e ha esortato “le parti a riprendere gli accordi per il cessate il fuoco”. Il presidente Francese Emmanuel Macron ha espresso la sua “grande preoccupazione” per l’aumento delle violenze. “La situazione umanitaria in Siria è critica e nessuna opzione militare è accettabile”, ha affermato in un twitter martedì.
“Questa è la terza volta che siamo sfollati, ma questa volta è la più spaventosa”, ha detto Abu Ahmad, un quarantenne della parte meridionale della provincia, che stava fuggendo martedì scorso con la sua famiglia verso aree vicino al confine con la Turchia.
Nel frattempo, uno dei comandanti militari del Fronte nazionale per la liberazione, ha confermato l’ingresso delle forze governative di al-Assad e dei gruppi a loro alleati nella città di Kfar Nabudah, aggiungendo che si stanno verificando feroci battaglie tra le forze del regime e i gruppi di opposizione.
Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha chiamato al telefono il collega russo Sergei Lavrov per chiedere uno stop ai bombardamenti: la Turchia appoggia i gruppi “ribelli” nella provincia di Idlib in funzione anti-curda, sia per proteggere i propri interessi che le popolazioni turcomanne.
A quanto riferisce l’agenzia Anadolu, Lavrov avrebbe garantito a Cavusoglu la sospensione dei raid.
L’organizzazione di Medici Senza Frontiere ha reso noto oggi che “l’intensificarsi di bombardamenti e attacchi nel nord-ovest della Siria ha costretto alla fuga 150mila persone (25mila famiglie) tra il 29 aprile e il 5 maggio. A migliaia sono arrivati nel governatorato di Idlib, dove le cliniche mobili di Medici Senza Frontiere (MSF), già presenti nell’area, stanno fornendo assistenza medica ai nuovi arrivati e incrementato la distribuzione di acqua e materiali essenziali nei campi sfollati”.

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