Turchia/ Tensioni tra stampa e militari fan tremare il Paese

Aggiornato il 04/05/18 at 07:52 pm

Panoramakurdo:- (Apcom) – Il quotidiano turco Taraf torna ad accusare i militari. Lo fa da diverso tempo ormai, da quando, due anni fa, uscì in edicola per la prima volta. È incerto chi lo finanzi, anche se molti pensano che alle sue spalle si trovi il pensatore islamico Fetullah Gulen, attualmente in esilio volontario negli Stati Uniti. Ma due cose sono sicure. La prima è che la linea editoriale di Taraf consiste principalmente nel dare contro all’esercito, che in Turchia rappresenta insieme con la magistratura il maggior garante della laicità dello Stato e che con l’attuale governo di Recep Tayyip Erdogan non va molto d’accordo. Secondo, che la periodicità con cui gli attacchi si manifestano sta minando profondamente la tenuta interna del Paese.

Gli attacchi sulla mal gestione della situazione nel sud-est del Paese, a maggioranza curda, sono a cadenza settimanale. L’establishment è stato accusato più volte di aver saputo della preparazione di attentati da parte del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, e di aver taciuto perché questo potesse operare. Una strategia volta a creare destabilizzazione nel Paese, soprattutto fra i curdi, che erano l’unico alleato possibile di Recep Tayyip Erdogan e del suo Akp, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo. Questo , che detiene la maggioranza in parlamento, ma insufficiente per quelle riforme costituzionali che Erdogan promette da tempo.

Poi si è arrivati ai golpe sventati. Lo scorso giugno Dursun Cicek, colonnello delle forza di mare, fu accusato di aver firmato un “Action Plan for Reactionary Prevention”, ovvero un piano volto a rovesciare l’esecutivo islamico-moderato. I militari in quel momento negarono ogni paternità, dicendo che c’era qualcuno che lavorava per screditarli.

E la settimana scorsa è stata la volta del piano Balyoz – martello in turco – secondo cui era allo studio una strategia della tensione che avrebbe portato ad attentati nelle moschee e nei musei oltre alla confisca dei conti bancari alle minoranze religiose non musulmane, che avrebbe costretto i militari a intervenire e a rovesciare Erdogan. Oggi l’esercito è tornato a ribadire la propria estraneità ai fatti, dicendo che i golpe sono cose del passato e precisando che “anche la pazienza dei militari ha un limite”.

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