Kurdistan dell’Iran : crimini nel silenzio

Aggiornato il 03/05/18 at 04:37 pm


di Shorsh Surme
La comunità Internazionale, in primis l’Unione Europea, sono in silenzio totale nei confronti degli arresti e delle uccisioni che il governo islamico di Teheran sta compiendo nei confronti della popolazione curda. Sono stati uccisi 11 bambini nella città di Mahabad per aver tirato qualche sasso ai Pasdaran; sempre ieri sono stati arrestati molti intellettuali e scrittori curdi nelle città come Saqiz, Mariwan, Bana e Piransheher. In questo momento si respira l’area pesante del 1979 quando Ayatollah Khomeini dopo tanti anni di esilio tornò in Iran, e cominciò subito a massacrare la popolazione curda, nonostante che i movimenti di liberazione del Kurdistan lo avesse aiutato e sostenuto nella sua rivolta contro lo Scià.
Komeini durante il suo esilio a Parigi aveva promesso ai Curdi che gli avrebbe dato l’autonomia come il loro diritto di vivere in pace e in libertà , invece dopo poco tempo dal suo arrivo dichiarò guerra ai Curdi e disse testualmente “uccidere un Curdo non è peccaminoso”. Perché secondo Komeini i Curdi erano degli infedeli, in quanto erano tolleranti, e soprattutto non erano fanatici. Durante la presidenza di Mohammad Khatami, i Curdi avevano sperato in una soluzione pacifica al loro problema in Iran, come aveva promesso lo stesso Khatami nella sua campagna elettorale – sia quella dal 1999 sia quella del 2001 – promesse non mantenute, per il semplice motivo che i falchi del regime non lo volevano.

Il Kurdistan, o Paese dei Curdi , copre un vasto territorio montagnoso che si estende per circa 475.000 chilometri quadrati dalla catena dell’Anti-Tauro ad ovest fino all’altopiano iranico ad est, dal monte Ararat a nord, alla pianura della Mesopotamia a sud. Il Kurdistan non è uno Stato, è un territorio che si estende ai margini di quattro mondi etnici politici e culturali diversi e da sempre antagonisti: l’arabo, il persiano, il turco, il russo. Il suo territorio è diviso tra quattro Stati: Turchia, Iraq, Iran e Siria.

Il Kurdistan settentrionale comprende 18 delle 67 province (vilayet) turche. Ufficialmente questo territorio viene chiamato “Anatolia Orientale”. Il Kurdistan orientale si estende su 4 delle 24 province (ostan) iraniane; ufficialmente solo una di queste province è riconosciuta come curda. Il Kurdistan meridionale comprende 4 delle 18 province (muhafadha) irachene; 3 di queste formano la regione autonoma curda costituita nel 1974 e chiamata anche “Regione del Nord”. Non è invece riconosciuta come curda la provincia di Kirkuk. Il Kurdistan sud-occidentale congloba anche la regione curda della Siria settentrionale.

Il territorio del Kurdistan è ricchissimo di acque; a settentrione sgorgano le sorgenti dei due fiumi Tigri ed Eufrate. Il lago di Van, a 1720 metri s.l.m., è il maggiore della Turchia e si estende per 3764 Kmq; in Tran il lago di Urmia (Rezaiyeh in persiano) delimita in parte il Kurdistan iraniano: si trova a un’altitudine di 1250 m. Il problema dell’acqua è vitale per tutti i paesi della regione che hanno costruito dighe soprattutto su Tigri ed Eufrate. Il territorio del Kurdistan costituito da alte montagne solcate da valli e fertili pianure, ha un’altitudine media superiore ai 1.000 m s.l.m.

Si capisce che gli Stati che occupano il Kurdistan non rinunceranno mai a queste risorse importanti per dare la libertà al popolo curdo, un popolo tollerante che non mai preso la religione come il punto di riferimento, quindi non è un popolo integralista.

I Curdi prima di lottare per la loro libertà, hanno lottato sempre per la democratizzazione dei paesi dove vivevano, e questo è stato il punto che scatenato i massacri e i genocidi nei loro confronti.

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